MOLFETTA. “A Torre Gavetone non una meridiana, bensì uno gnomone”: la precisazione di una lettrice

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Molfetta - È giunta, da parte di una nostra affezionata lettrice, una precisazione riguardante la meridiana collocata nei pressi di Torre Gavetone, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo:
Il nome esatto che identifica tale orologio solare è gnomone, antenato delle più conosciute meridiane. La differenza sostanziale consiste nel fatto che lo gnomone costa di un'asta verticale piantata nel terreno, mentre la meridana è costituita da un'asta infissa orizzontalmente ad una parete.

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Molfetta – È giunta, da parte di una nostra affezionata lettrice, una precisazione riguardante la meridiana collocata nei pressi di Torre Gavetone, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo:
Il nome esatto che identifica tale orologio solare è gnomone, antenato delle più conosciute meridiane. La differenza sostanziale consiste nel fatto che lo gnomone costa di un’asta verticale piantata nel terreno, mentre la meridana è costituita da un’asta infissa orizzontalmente ad una parete.

Invitiamo, chi ha voglia di conoscere un pò di storia di questi antichi e affascinanti strumenti di misurazione del tempo, a leggere il testo che segue.

 

Gli astronomi babilonesi si erano accorti che, nel suo moto apparente nel cielo, il Sole sorge ad Est e tramonta a Ovest e questo fa variare, durante la giornata, la direzione dell’ombra. Vedevano, inoltre, il Sole descrivere un arco nel cielo e capivano che, quando questo si trovava nel punto più alto, i suoi raggi giungevano quasi perpendicolari alla superficie terrestre e le ombre erano corte. All’alba e al tramonto, invece, quando il Sole era basso sull’orizzonte, i raggi giungevano molto inclinati sulla Terra e le ombre si allungavano.

Nacque così lo gnomone, costituito da un’asta, piantata verticalmente nel terreno, la cui ombra ruotava durante la giornata secondo la direzione del Sole. Alcune pietre segnavano sul terreno la zona dove cadeva l’ombra nei momenti più significativi della giornata (veglia, riposo, cibo, lavoro nei campi…). L’ombra si comportava, insomma, un pò come le lancette del nostro orologio, di cui il terreno costituiva il quadrante.

Lo gnomone veniva usato, quindi, fin da tempi antichissimi: aveva, però, il difetto di essere fisso, ingombrante e poco maneggevole e di essere, inoltre, un orologio locale, in quanto la lunghezza dell’ombra, che dipende dalla latitudine, variava da luogo a luogo.

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Verso il 1500 a.C. gli Egizi costruirono, sul principio dello gnomone, un orologio solare maneggevole e trasportabile.

 

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L’asta che proiettava l’ombra era unita a una squadra ad un asse che portava incise sei tacche. All’alba l’orologio veniva esposto al Sole, orientando l’asta nella direzione Nord-Sud, in modo che essa proiettasse l’ombra sulla squadra: l’ombra decresceva fino ad annullarsi a mezzogiorno e le sei tacche segnavano le sei ore antimeridiane. A mezzogiorno si girava la squadra dal lato opposto e l’ombra, allungandosi, segnava le sei ore pomeridiane.

Venne anche modificato lo gnomone in modo da renderlo adattabile a latitudini diverse, e prese in nome di quadrante: l’asta dello gnomone era infissa perpendicolarmente in un piano, detto appunto quadrante, che riportava la scala graduata con i settori circolari.

Il quadrante, usato dai Babilonesi già nel 2000 a.C., giunse in Grecia solo verso il 500 a.C. e a Roma nel 200 a.C.

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Altre varianti dello gnomone furono le meridiane, costituite praticamente da uno gnomone disposto orizzontalmente ed infisso in una parete, in modo da proiettare su di essa la propria ombra.

 

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