MOLFETTA. “Da qui… veramente se ne vanno tutti?”: un nostro lettore ci scrive e ci racconta la propria esperienza

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Molfetta - Riceviamo da Carlo, un nostro lettore, la seguente e-mail di risposta all'editoriale pubblicato nell'ultimo numero de "il Fatto" che aveva come tema la fuga dei giovani molfettesi dalla nostra città. Ringraziando Carlo per la risposta inviataci, utile alla costruzione di un dialogo tra i lettori del nostro giornale, invitiamo chiunque altro si trovi in situazioni simili a scriverci inviandoci una e-mail all'indirizzo [email protected].

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Molfetta – Riceviamo da Carlo, un nostro lettore, la seguente e-mail di risposta all’editoriale pubblicato nell’ultimo numero de “il Fatto” che aveva come tema la fuga dei giovani molfettesi dalla nostra città. Ringraziando Carlo per la risposta inviataci, utile alla costruzione di un dialogo tra i lettori del nostro giornale, invitiamo chiunque altro si trovi in situazioni simili a scriverci inviandoci una e-mail all’indirizzo [email protected].

“Stimatissima redazione de “il Fatto”,
nel numero di ottobre appare un bellissimo articolo sul “da qui se ne vanno tutti” utile per farci capire i motivi e le preoccupazioni dei giovani lavoratori che scelgono di andare via o di rimanere qui. Beh qui ho da raccontarvi la mia storia e la mia visione su tale tema, dal punto di vista proprio del “qualcuno” che ha deciso di investire forze denaro ed energie nel proprio piccolo per cercare di creare qualità e magari un futuro nella nostra amatissima città.

Mi chiamo Carlo e son un ingegnere audio, un fonico per dirla tutta. Son alla soglia dei 28 a dicembre e ho scelto nella mia vita di investire in un settore e in una professione che unisce la mia passione e sacrifici. Ho speso circa 10 mila euro per formarmi a Milano (solo di retta scolastica, escludendo, affitti e vita per 4 anni) e conseguire con enorme soddisfazione (dato che in una classe di 22 ne siamo stati promossi solo in 10) un diploma specialistico di audio engineer, una figura tecnica che può svariare il suo ruolo in molteplici settori quali la musica, la tv, il cinema, la radio, la post produzione audio/video ecc. ecc.

Una volta conseguito il diploma, con enormi sacrifici intellettuali, ho deciso di fermarmi a Milano per fare un po’ di gavetta in modo tale da poter ritornare nella mia Molfetta con un buon bagaglio di esperienze e poter iniziare a costruire qualcosa. Dopo due anni a Milano e in giro per l’Italia a spaccarmi la schiena per services, a giugno 2010 decido di tornare qui e di cercare di investire le mie energie nel mercato pugliese della cultura, a detta di molti in fortissima crescita, sopratutto nel cinema e nella musica.

Ho preso i primi contatti con colleghi che erano qui da un po’ più tempo di me e grazie al lor aiuto ho iniziato a lavorare (sottopagato ma comunque pagato) per piccoli cortometraggi, piccoli spot ecc. ecc. con crescente soddisfazione nel vedere riconosciuto il mio lavoro sia dal punto di vista tecnico che in un certo qual modo, monetario.

Purtroppo il mio è un lavoro da libero professionista dove bisogna cercarsi e crearsi i contatti e il giro giusto e in più avvalorato da un eccezionale mutuo soccorso tra colleghi di settore (per intenderci invece di farci la guerra, cerchiamo di passarci i lavori e fare gruppo).

Il primo anno scivola via non senza difficoltà economiche: il lavoro ce n’è poco, soldi ce ne sono pochi, gente seria ce n’è poca.

A distanza di un anno più o meno collaboro per una bellissima fiction sulla musica messa in onda da Deejay TV e prodotta qui (è proprio “Chi se ne frega della Musica” che più o meno tutti conosciamo, con conduttore Michele Caparezza). Molte soddisfazioni e una paga abbastanza bassina a dir la verità. Soddisfazioni avvalorate sopratutto da altri colleghi che, non conoscendomi e vedendo la fiction, mi han riconosciuto un lavoro eccezionale durante le interviste. Dopo ciò ero convinto di aver fatto il salto di qualità che cercavo, di poter iniziare a sperare di lavorare più frequentemente e sentirmi valorizzato di più anche dal punto di vista economico ma purtroppo la situazione è precipitata.

Ho investito quei pochi soldi guadagnati dal 2010 al 2011 (giugno) per acquistare strumenti e macchine utili al mio lavoro con la speranza di poterle ammortizzare con l incalzare dei lavori, ma la situazione è precipitata con due episodi (ultimo risale a ieri) che mi han lasciato l’amaro in bocca e tanta voglia di andare via di qui per sempre e lasciare marcire questa città e questa gente.

Penso che a gennaio andrà via anche io lasciandomi alle spalle ancora arretratezza nella gestione dell’economia e della cultura e facendo si che anche un piccolo granello di sabbia come me voli via dal castello che si sta cercando di costruire per dare valore alla propria amata terra. Tutti son buoni nei propositi ma nessuno veramente crede che tutto ciò si possa realizzare. Le parole se le porta via il vento, i fatti son ben diversi.

Trovo il vostro giornale molto interessante e frutto di un ottimo lavoro per dare voce a tutti coloro che ne sentono necessita, dal micro al macro cosmo locale.

Ora vi chiederete quali son questi fatti che mi han fatto cambiare radicalmente idea sulle cose, beh son lunghi da essere descritti con esattezza in una mail, quindi mi ripropongo e vi propongo di raccontarveli di persona se possono essere per voi interessanti ed utili come esempio di qualcuno che da qui se ne va, lasciando un ulteriore buco in un mosaico che non si completerà mai andando avanti così.

Grazie per l’ottimo lavoro della vostra redazione e grazie per averci dato la possibilità di far sentire le nostre voci.”

Non perdete il prossimo numero de “il Fatto” dove scopriremo la storia del nostro lettore Carlo.


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