MOLFETTA. Bersagliere scelto Giuseppe Altamura: uno dei tanti molfettesi caduti per servire la Patria

storie Giuseppe Altamura 1

Molfetta - Fino ad oggi Molfetta non ha mai pensato di elevare un monumento commemorativo in ricordo dei Caduti della seconda Guerra Mondiale. Non hanno vinto la guerra, è vero, ma a loro “mancò la fortuna e non il valore”. Il 4 novembre è stata la festa delle Forze Armate e il nostro giornale si è proposto di raccontare la storia di un soldato semplice, Giuseppe Altamura, caduto in combattimento sul fronte Greco-Albanese. Giuseppe nacque a Molfetta nel 1915. I suoi nipoti lo ricordano tuttora con commozione e tenerezza. Era un bel ragazzo, di statura media e corporatura robusta. Il padre Tommaso e i suoi due fratelli maggiori Antonio e Domenico erano stati militari, reduci vittoriosi nelle battaglie precedenti. Per Giuseppe indossare il cappello piumato era un onore, così come lo era per la mamma Gaetana,  le quattro sorelle e la fidanzata.

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Molfetta – Fino ad oggi Molfetta non ha mai pensato di elevare un monumento commemorativo in ricordo dei Caduti della seconda Guerra Mondiale. Non hanno vinto la guerra, è vero, ma a loro “mancò la fortuna e non il valore”. Il 4 novembre è stata la festa delle Forze Armate e il nostro giornale si è proposto di raccontare la storia di un soldato semplice, Giuseppe Altamura, caduto in combattimento sul fronte Greco-Albanese. Giuseppe nacque a Molfetta nel 1915. I suoi nipoti lo ricordano tuttora con commozione e tenerezza. Era un bel ragazzo, di statura media e corporatura robusta. Il padre Tommaso e i suoi due fratelli maggiori Antonio e Domenico erano stati militari, reduci vittoriosi nelle battaglie precedenti. Per Giuseppe indossare il cappello piumato era un onore, così come lo era per la mamma Gaetana,  le quattro sorelle e la fidanzata.

Giuseppe  giovanissimo fu chiamato ad assolvere il servizio di leva, che prestò presso il 2° Reggimento Bersaglieri. Si congedò nel 1936. Da fanciullo fu educato esclusivamente al lavoro e non frequentò la scuola per aiutare la famiglia. Lavorava come carrettiere e, di tanto in tanto, con i fratelli e la sorella più piccola di otto anni – che aveva il compito di sorvegliare carri e cavalli in loro assenza – si recava “for terr”, nel foggiano, per commerciare ogni genere di cereali. Giuseppe era generoso e il suo animo era sempre proiettato nel proteggere i suoi cari. Siamo nel 1939: incominciano a soffiare i primi venti di guerra. Mentre Hitler invade la Polonia,  Mussolini si prepara ad occupare la Grecia. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra. Giuseppe viene richiamato alle armi ed è assegnato al 5° Reggimento Bersaglieri per addestramento. Nell’ottobre 1940 l’Italia invade la Grecia; spera di conquistarla con un attacco a sorpresa. Le divisioni armate impegnate sono tante ma dimezzate e male equipaggiate. Ad aspettare i nostri militari c’è l’esercito greco, spalleggiato da quello inglese, trincerato sugli altipiani ellenici con artiglieria, mortai e mitragliatrici moderne. L’avanzata dei nostri diviene dura. Nel luogo la logistica si mostra carente: il trasporto delle armi e degli equipaggiamenti avviene sui muli. Iniziano i primi combattimenti. L’esercito italiano conquista terreno greco. Raggiunge quota 1200 metri. Verso la fine di ottobre inizia la controffensiva greca che attacca il 2° e il 5° Reggimento Bersaglieri. È un attacco durissimo, preceduto da un bombardamento. I soldati greci assaltano con le baionette le posizioni italiane. È uno scontro feroce e italiani e greci si feriscono senza pietà. L’ordine superiore è di non cedere terreno albanese ai greci; sulla linea difensiva ogni bersagliere deve affrontare almeno due avversari. Il comando italiano in Grecia chiede rinforzi. Vengono mobilitati i riservisti del 5^ Rgt Bersaglieri. Ne fanno parte molti soldati molfettesi. Tra questi c’era Giuseppe. Il 23 dicembre del 1940 partono in fretta e furia via aerea da Brindisi per Valona. Per raggiungere il fronte percorrono circa ottanta chilometri su strade impraticabili: chi a piedi, chi su biciclette, e qualcuno più fortunato su quei pochi mezzi meccanici rimasti per il trasporto truppe. Si marcia ininterrottamente per giorni sotto pioggia, neve e fango per dar man forte ai soldati che stanno combattendo. Le temperature sono al di sotto dei 15°. Giuseppe appena giunge a quota 731 di Monastero è inserito in prima linea. Alle 4.15 del 29 dicembre 1940, parte l’offensiva. Inizia una battaglia spietata, senza ripari. Giuseppe era un assaltatore. Messa la baionetta al moschetto esegue il comando e parte all’attacco dei soldati anglo-ellenici con i suoi compagni, ma nello scontro viene colpito a morte. Non sotto il colpo di una baionetta nemica, ma da una vile raffica di mitra sparata a distanza. Finisce così la storia di Giuseppe Altamura, un ragazzo di soli venticinque anni. Quel combattimento durò ancora e costò la vita a circa duecento soldati, provocando oltre cinquecento feriti. Il 23 maggio 1960 il Comando Militare di Napoli gli conferisce la croce al merito di guerra. Nella motivazione si legge “Nel primo aspro combattimento, colpito a morte da mitraglia nemica, immolava la sua balda giovinezza per la grandezza della Patria, mentre lasciava i suoi cari, che tanto lo amavano nel suo più acerbo dolore”. Ora il Bersagliere scelto Giuseppe Altamura riposa presso il Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare di Bari. La guerra dei Balcani è stata raccontata dal Generale Visconti Prasca, comandante delle truppe italiane in Grecia nel libro «Io ho aggredito la Grecia» e da Mario Cervi, giornalista del Corriere della Sera.

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