MOLFETTA. Proverbiamo: “fing a netàl, frìdd nen fasc”

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Molfetta - Stavolta, noi de “Il Fatto”, per ricordare le antiche tradizioni natalizie, siamo andati a far visita al Centro Anziani della Cooperativa Gea. Abbiamo scoperto che tutti rimpiangono i bel tempi passati, quelli in cui lo stesso Natale, ormai alle porte, assumeva un aspetto “ più romantico”, come affermano diversi intervistati. Il Natale, così come tutte le festività, in passato venivano vissute e assaporate in famiglia. Detto così sembra poco, ma stare in famiglia voleva dire essere circondati da una trentina di parenti e soprattutto cucinare tutto in casa. “I prodotti che avevamo a disposizione - commenta una signora del centro - erano pochi e poveri; si mangiavano i fichi, r pstazz, r pettl,si facevano le caramelle con lo zucchero sciolto, u calzaun d sen Leonerd, le mandorle che spesso venivano aggiunte al latte in modo da dar vita a quella che era una colazione deliziosa."

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Molfetta – Stavolta, noi de “Il Fatto”, per ricordare le antiche tradizioni natalizie, siamo andati a far visita al Centro Anziani della Cooperativa Gea. Abbiamo scoperto che tutti rimpiangono i bel tempi passati, quelli in cui lo stesso Natale, ormai alle porte, assumeva un aspetto “ più romantico”, come affermano diversi intervistati. Il Natale, così come tutte le festività, in passato venivano vissute e assaporate in famiglia. Detto così sembra poco, ma stare in famiglia voleva dire essere circondati da una trentina di parenti e soprattutto cucinare tutto in casa. “I prodotti che avevamo a disposizione – commenta una signora del centro – erano pochi e poveri; si mangiavano i fichi, r pstazz, r pettl,si facevano le caramelle con lo zucchero sciolto, u calzaun d sen Leonerd, le mandorle che spesso venivano aggiunte al latte in modo da dar vita a quella che era una colazione deliziosa.”

Il Natale lo si passava tutti attorno o frascèr, (il braciere), che addolciva un po’ il freddo, si giocava a tombola con le bucce di mandarino, si ballava la quadriglia suonata al grammofono, i bambini giocavano à cvà (il gioco di nascondino), non esistevano doni, ci si accontentava di qualche biscotto secco. Molti concordano nel dire che, oggi, trascorrere il Natale non porta più quell’allegria di prima. Ma se quest’ultimo riesce ancora ad essere trascorso  in compagnia della famiglia, quello che più preoccupa gli anziani è il capodanno. Spesso i figli partecipano a cenoni e  feste danzanti, lasciando le loro famiglie sole. Si rimpiangono gli antichi valori, le antiche tradizioni, quelle in cui a mezzanotte si canticchiava questa canzoncina facendo il giro del salone con Gesù Bambino tra le mani: stanotte a mezzanotte è nato un bel bambino, bianco, rosso e ricciolino. La mamma se lo prende, se lo stringe e se lo bacia. Gesù è nato in una povera mangiatoia con il bue e l’asinello con Giuseppe e Maria. Oh che gran compagnia! Scusate e rispettate Signore, io non voglio né oro né argento, voglio un solo confetto e sono contenta. Ma chi è nato? Il Messia. A che ora? A mezzanotte. A che tempo? Il 25 dicembre. Mè.

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