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Molfetta. L’appuntamento è per domani domenica 30 giugno presso la sede della libreria a partire dalle ore 11.30
Trani - "Niente facili allarmismi, ma state attenti a dove fate il bagno". Il monito parte dalla procura di Trani che ha illustrato i primi risultati dell'inchiesta aperta sulle cause dell'inquinamento del mare a nord di Bari all'indomani dell'allarme lanciato da chi era stato costretto a ricorrere alle cure dei medici per eritemi e infezioni sulla pelle dopo una nuotata. Gli investigatori hanno individuato le cause convinti che il fenomeno, perché di fenomeno si tratta anche secondo la Asl, non si può arrestare. "Al massimo tamponare", dice il capo dell'ufficio Carlo Maria Capristo, "con l'aiuto delle istituzioni alle quali noi forniamo degli strumenti". Magari anche per quanto riguarda la scelta del periodo e della frequenza dei campionamenti se è vero che ci sono delle discordanze con i dati forniti dall'Arpa secondo i quali il tratto di costa che va da Trani a Molfetta è pulito e balneabile. "Si tratterà", dice Capristo, "di verificare quali devono essere le metodiche di prelievo dei campioni di acqua, nel massimo spirito di collaborazione".
Trani – “Niente facili allarmismi, ma state attenti a dove fate il bagno”. Il monito parte dalla procura di Trani che ha illustrato i primi risultati dell’inchiesta aperta sulle cause dell’inquinamento del mare a nord di Bari all’indomani dell’allarme lanciato da chi era stato costretto a ricorrere alle cure dei medici per eritemi e infezioni sulla pelle dopo una nuotata. Gli investigatori hanno individuato le cause convinti che il fenomeno, perché di fenomeno si tratta anche secondo la Asl, non si può arrestare. “Al massimo tamponare”, dice il capo dell’ufficio Carlo Maria Capristo, “con l’aiuto delle istituzioni alle quali noi forniamo degli strumenti”. Magari anche per quanto riguarda la scelta del periodo e della frequenza dei campionamenti se è vero che ci sono delle discordanze con i dati forniti dall’Arpa secondo i quali il tratto di costa che va da Trani a Molfetta è pulito e balneabile. “Si tratterà”, dice Capristo, “di verificare quali devono essere le metodiche di prelievo dei campioni di acqua, nel massimo spirito di collaborazione”.
L’alga tossica c’è, inutile negarlo. Così come esistono altri fattori inquinanti, sali di fosforo e azoto per esempio. La Capitaneria di porto e la Guardia di finanza hanno individuato la causa negli
scarichi a mare abusivi, ce ne sarebbero diversi nella zona di Boccadoro tra Barletta e Trani, e nel cattivo funzionamento dei depuratori lungo la costa. Già dalle prossime ore, in tutti i pronto soccorso degli ospedali della zona sarà in distribuzione un opuscolo con i consigli per evitare problemi una volta a contatto con le tossine causa di impetigine o herpes sulla pelle, soprattutto tra i bambini e i più anziani. Secondo uno studio affidato al dermatologo Giuseppe Carrieri, consulente nominato dal magistrato Antonio Savasta, “dal punto di vista sanitario la rilevanza del fenomeno risiede nella capacità di alcune microalghe di produrre tossine che possono accumularsi in molluschi e altri prodotti ittici abitualmente consumati dall’uomo”. Al momento sono state osservate due principali modalità di intossicazione per l’uomo, per via alimentare o per via aerea. Nel primo caso l’intossicazione avviene a causa del consumo di molluschi, crostacei o pesci contaminati: la sintomatologia si manifesta con vomito, diarrea, dolori agli arti, spasmi muscolari e difficoltà respiratorie. La seconda modalità di intossicazione è l’inalazione di frammenti di cellule di alghe marine o tossine.
Spiega il professor Carrieri che “i sintomi, che in genere si presentano a distanza di 2-6 ore dall’esposizione, sono febbre alta, oltre i 38 gradi, mal di gola, tosse, dispnea, cefalea, nausea, rinorrea, congiuntivite e lacrimazione, vomito e dermatite”. Naturalmente l’intensità o meno di queste reazioni dipendono dalla singola persona. Se la reazione è severa, possono comparire cefalea, febbre, brividi, debolezza, vomito, congiuntivite, bruciore urinario; in questi casi può essere necessaria una terapia con prednisolone per via generale. La reazione può iniziare da alcuni minuti a qualche ora dopo l’uscita dall’acqua. Il trattamento consiste nel lavaggio vigoroso con acqua e sapone, seguito da strofinamento con alcool per massaggi e dall’applicazione di lozione di idrocortisone 1% due volte al giorno. I sintomi descritti in genere compaiono dopo 2-6 ore dall’esposizione alle tossine, e regrediscono spontaneamente in due giorni al massimo. Non necessariamente le persone colpite sono entrate in mare, anzi la maggior parte delle persone dichiara di essere stata sulla spiaggia e non aver fatto il bagno. Occorre non spaventarsi, secondo gli esperti, il tutto passa in 24 o 48 ore in modo spontaneo.
Ma cosa fare per proteggersi? Secondo lo studio commissionato dalla procura al professor Carrieri, “nel caso si sospetti la presenza di alghe tossiche è bene allontanarsi dalla riva, evitare di fare il bagno, rispettare (se presenti) i divieti di balneazione. Se si pensa di essere stati colpiti dalle tossine dell’alga, il trattamento consiste nella immediata decontaminazione della pelle con il lavaggio vigoroso con acqua e sapone, seguito da strofinamento con alcool per massaggi e dall’applicazione di lozione di idrocortisone 1% due volte al giorno. Se la reazione è severa, può essere necessaria terapia con prednisolone per via generale, con aceto o alcool per massaggi seguita dall’applicazione di lozione all’idrocortisone 1% due volte al giorno. La reazione può iniziare da alcuni minuti a qualche ora dopo l’uscita dall’acqua. Qualora il malessere dovesse persistere o assumere connotati più seri, rivolgersi ad un medico, soprattutto se si hanno problemi allergici o respiratori”.
È intuitivo che non si deve mai somministrare, per esempio, del cortisone per un herpes dopo una lunga esposizione al sole. Ci sono anche dei rimedi per prevenire il contagio da alga tossica. Secondo le linee guida del Ministero della Salute per attenuare i possibili effetti dannosi legati al contatto con le microalghe tossiche sarebbe opportuno: pulire la battigia per impedire l’accumulo di macroalghe o altro materiale organico, evitando che l’azione meccanica del mare o la decomposizione di questo materiale danneggi qualità e salubrità dell’aerosol marino, intensificare i controlli nella raccolta di prodotti ittici commestibili da parte degli organi competenti, invitare le persone ad allontanarsi dalla spiaggia, soprattutto se affette da disturbi di tipo respiratorio (per esempio asma), nel caso avvertano sintomi di irritazione alle vie respiratorie, lacrimazione agli occhi o altri disturbi in seguito alla permanenza in aree di balneazione a rischio.
Una curiosità: l’alga tossica ha bisogno del mare calmo per proliferare ma sprigiona le sue tossine soprattutto quando il mare è agitato. I segni caratteristici del fenomeno, osservabili a occhio nudo, sono: opalescenza dell’acqua, formazione di schiuma in superficie, presenza di materiale di consistenza gelatinosa in sospensione sott’acqua, formazione di una pellicola bruna dall’aspetto membranoso sugli scogli e su tutto ciò che si trova sul fondo.
A proposito di mare, è balneabile anche il tratto che va da Margherita di Savoia a Zapponeta, nel foggiano. Lo dice il sindaco del comune termale, l’onorevole Gabriella Carlucci, che invita i più scettici a consultare il sito internet del portale delle acque. L’unico neo, lo ammette anche il primo cittadino, è costituito da foce Carmosina dove il fenomeno dell’acqua rossastra si ripete ogni anno e qui la balneazione è assolutamente vietata. Il Comune aveva emesso un’ordinanza già a maggio scorso. Secondo i rilievi dell’Arpa ci sarebbero sversamenti in mare di sostanze chimiche con percentuale superiore a quella consentita. “L’eventuale revoca del provvedimento di divieto”, spiega la Carlucci, “avverrà non appena ricevuta la comunicazione delle strutture tecniche proposte al campionamento e all’analisi delle acque”. L’area di foce Carmosina, è bene precisare, si trova però a qualche chilometro di distanza dal centro di Margherita di Savoia.
fonte: bari.repubblica.it
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