MOLFETTA. Alfonso Angelo Mezzina, a sei anni già studente lavoratore, finanziere al servizio della Patria

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Molfetta - Ad Angelo Alfonso Mezzina, nostro illustre concittadino, il 27 dicembre 1971, su proposta di Aldo Moro, con decreto presidenziale viene conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”; gli è attribuita il 27 dicembre 1976 la nomina di Commendatore, mentre il 18 agosto 1982 diviene Cavaliere dell’Ordine di San Silvestro Papa. Angelo Alfonso Mezzina nasce a Molfetta Vecchia, in via S. Andrea, il 3 luglio 1922 da Gioacchino, marittimo “imbarcato su navi” e pescatore e da Cosima Zaza, casalinga. È il secondo di sette figli (tre maschi e quattro femmine). Titolo di studio conseguito: Licenza della 5^ elementare. Il destino  del piccolo e intraprendente Alfonso si compie a sei anni. Intanto che frequentava la prima elementare andava in giro per le botteghe a chiedere di imparare un mestiere.

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Molfetta – Ad Angelo Alfonso Mezzina, nostro illustre concittadino, il 27 dicembre 1971, su proposta di Aldo Moro, con decreto presidenziale viene conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”; gli è attribuita il 27 dicembre 1976 la nomina di Commendatore, mentre il 18 agosto 1982 diviene Cavaliere dell’Ordine di San Silvestro Papa. Angelo Alfonso Mezzina nasce a Molfetta Vecchia, in via S. Andrea, il 3 luglio 1922 da Gioacchino, marittimo “imbarcato su navi” e pescatore e da Cosima Zaza, casalinga. È il secondo di sette figli (tre maschi e quattro femmine). Titolo di studio conseguito: Licenza della 5^ elementare. Il destino  del piccolo e intraprendente Alfonso si compie a sei anni. Intanto che frequentava la prima elementare andava in giro per le botteghe a chiedere di imparare un mestiere.

Un giorno, passando per corso Dante, davanti al numero civico 15, sede della Tipografia Garibaldi di Vitantonio Picca e Figlio, si fermò un attimo, entrò, chiese ed ottenne l’ingaggio dal maestro. “Studente lavoratore” quindi. A sei anni iniziava la sua gavetta: con una scopa in mano si mise a spazzare il pavimento. Era già consapevole che prima d’imparare l’arte doveva obbedire e faticare. In quel luogo imparò tutti i trucchi del mestiere, lavorando da apprendista fino ai diciotto anni. Molfetta viveva un clima economico dettato dal regime fascista, attraversava momenti difficili che spinsero il giovane Alfonso, diciannovenne, divenuto ormai alto e atletico, di bella presenza,  ad arruolarsi nella Regia Guardia di Finanza. Nel 1941 entrò nella Legione Allievi di Roma. Allo scoppio della seconda Guerra mondiale diventò Guardia di Terra in servizio nella Legione Territoriale di Venezia. Da quel momento rimase per quattro anni e mezzo lontano da Molfetta. Inviato in Albania, visse tutta la tragedia della seconda guerra mondiale: in forza al Battaglione Gorizia combatté sul fronte greco-albanese-bulgaro-slavo. L’armistizio dell’8 settembre 1943 segnò lo sbando delle Forze Armate Italiane. Il 10 settembre in Albania Alfonso Mezzina venne arrestato dai tedeschi. Prigioniero, riuscì a fuggire, ma ripreso insieme ai suoi compagni d’armi, venne condotto in Macedonia. Chiuso in un vagone merci, dopo diciotto giorni di viaggio giunse in Germania, nel campo prigionia di Neubrandenburg. Mandato ai lavori forzati nei campi, lavorò sotto sorveglianza nazista, successivamente nel lager di Dortmund e Hagen e nel centro industriale della Renania Settentrionale-Westfalia. Sperimentò in prima persona la crudeltà nazista e la mancanza di igiene. Alla fine del conflitto, ormai denutrito, fu liberato dagli Alleati l’11 giugno 1945.

Mezzina Alfonso amava la cultura, intuiva i talenti e li sosteneva

Rimpatriato dalla Germania giunge a Molfetta verso la fine di agosto del 45. Alfonso, già militare, rientra nella caserma della Legione Territoriale di Bari. Per tutto il periodo bellico, non usufruì né di un giorno di licenza ordinaria, né di un giorno di convalescenza; non marcò mai visita medica. Tuttavia, nonostante la forte tempra fisica, i due anni trascorsi nei lager nazisti avevano in parte compromesso il suo stato di salute. Ricoverato per accertamenti presso l’Ospedale militare di Bari fu dimesso con sei mesi di licenza, convalescente per causa di servizio. Nel 1946 si congeda dalle Fiamme Gialle e acquista la Tipografia Garibaldi da Vincenzo Picca. Il 1965 il Comando Generale gli conferisce “la Croce al merito di guerra” sia per il servizio militare che per la prigionia in Germania. Si chiude così l’epopea militare di Mezzina. Il 28 giugno 1948 sposa la signorina Filomena de Ceglie, dal matrimonio nascono Cosima e Maria Carmela, moglie dell’avvocato Antonio Azzollini, attualmente Sindaco di Molfetta e Senatore della Repubblica Italiana. Il 1950 Fonzìne, come lo hanno sempre appellato i concittadini, apre in proprio la tipografia nei locali presi in affitto in via Sant’ Angelo, al civico  26. Il 1963 si trasferisce in Largo S. Angelo. Assume al suo servizio dipendenti tipografi. Da allora ha stampato di tutto: moduli, manifesti, partecipazioni, inviti, locandine, libretti di preghiere e devozioni per chiese e confraternite, calendari, vocabolari, partiture musicali, volumi, opuscoli sui più disparati aspetti della vita culturale… Ma il cavallo di battaglia di Fonzìne era la stampa di libri. La maestria di don Alfonso e del suo personale viene confermata dalla fiducia delle commesse che ottiene: dalla Nuova Italia di Firenze, dagli enti pubblici e dalle case editrici di tutta Italia. Anche l’Università degli Studi di Bari, l’IPSIAM di Molfetta, l’Ecumenica Editrice, il Pentagono di Bari si rivolgono a lui per la stampa dei propri libri. Quello che resta da raccontare su Alfonso Mezzina sono i rapporti di amicizia e di rispetto con i committenti individuali, da ricordare don Ambrogio Grittani, Gino Barbieri, docente di storia economica all’Università di Bari, Vincenzo Zagami, Rosaria Scardigno… Editore di spicco della cultura non solo locale, il maestro Mezzina è stato punto di riferimento per la nostra città. Sempre presente nella propria bottega, dava consigli e forniva materiale di studio a chi li richiedeva. Intuiva chi aveva talento nella cultura, lo aiutava e si metteva a sua completa disposizione. Faceva un notevole sconto sulla stampa a chi non poteva. Se Molfetta oggi conserva tantissimi testi della storia locale lo si deve in gran parte a don Alfonso. Il suo hobby era l’enigmistica: riusciva a risolvere con destrezza le combinazioni linguistiche più complesse. Questa è solo una parte della storia di Fonzìne, che ci ha lasciato all’alba del 6 gennaio 2009.

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