MOLFETTA. Solenne celebrazione dei Santi Medici a Bitonto

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Molfetta - È sempre stata una solennità seguita dai molfettesi fin dalla notte dei tempi. La città di Bitonto, percorrendo la strada vecchia, dista da Molfetta circa dodici chilometri. Quest’anno abbiamo voluto verificare se la tradizione continua. In passato tanti i devoti molfettesi dopo la mezzanotte si ritrovavano in un punto prestabilito della città e partivano singolarmente o in gruppi, in cui erano presenti tutte le fasce d’età, per ritrovarsi nella Basilica dei Santi, a Bitonto, e poter partecipare alla messa delle 7.00 e assistere subito dopo all’uscita della processione. A piedi ci si impiegava dalle tre alle cinque ore di cammino, qualcuno durante il percorso era scalzo. Per il ritorno si utilizzava il bus.

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Molfetta – È sempre stata una solennità seguita dai molfettesi fin dalla notte dei tempi. La città di Bitonto, percorrendo la strada vecchia, dista da Molfetta circa dodici chilometri. Quest’anno abbiamo voluto verificare se la tradizione continua. In passato tanti i devoti molfettesi dopo la mezzanotte si ritrovavano in un punto prestabilito della città e partivano singolarmente o in gruppi, in cui erano presenti tutte le fasce d’età, per ritrovarsi nella Basilica dei Santi, a Bitonto, e poter partecipare alla messa delle 7.00 e assistere subito dopo all’uscita della processione. A piedi ci si impiegava dalle tre alle cinque ore di cammino, qualcuno durante il percorso era scalzo. Per il ritorno si utilizzava il bus.

Domenica scorsa, 21 ottobre, siamo partiti in auto verso le ore cinque, abbiamo fatto lo stesso itinerario e abbiamo incontrato solo due gruppetti in bicicletta, un devoto solitario, due giovani ragazze accompagnate da un coetaneo. Tanti invece i molfettesi incontrati per le vie di Bitonto, nei parcheggi e in chiesa. La processione è iniziata alle 8.40: ad assistere una marea di gente proveniente da ogni parte della provincia e anche oltre, di tutte le età – in attesa anche una signora ultranovantenne, non in perfetta forma-. All’uscita dei Santi non ci sono stati fuochi pirotecnici ma lanci di palloncini e la liberazione di bianche colombe. A chi si lamentava della confusione creata dalla folla immensa, “I Santi Medici per rispondere hanno bisogno del popolo e noi abbiamo bisogno di loro. Sono i cultori della scienza”, evidenziava una signora presente. Durante la processione abbiamo avvicinato una signora anziana, scalza, con abiti coperti di cera liquida, che trascinava un grosso cero rivolgendo il volto ai Santi, percorrendo il tragitto all’indietro, per chiederle il perché di quella penitenza. “Non faccio penitenza ma devozione, sono riconoscente di un voto e per grazia ricevuta. I Santi Medici sono i protettori dei più deboli, dei più sofferenti, dei più fragili quali gli ammalati”, ha sostenuto. “Beati Cosma e Damiano, per il tesoro che avete in mano” – un farmaco di loro invenzione chiamato epopira – cantavano ripetutamente i devoti che avanzavano indietreggiando, sempre con lo sguardo rivolto verso i Santi, in tono lamentoso, come fossero più che preghiere, delle richieste di aiuto.

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