MolFest, LE PAROLE D’ELOGIO E I RINGRAZIAMENTI DEL SINDACO MINERVINI SULLA 1°EDIZIONE DEL FESTIVAL
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Molfetta - Riceviamo e pubblichiamo:
«Non è con una quota percentuale imposta per legge che si favorisce l’impegno delle donne in politica e la loro presenza nelle istituzioni». Antonio Camporeale, consigliere regionale del Pdl, torna sulla questione della parità di genere. «Non è mia intenzione smentire il solito giornale che, come è ormai tutti sanno, fa del camuffamento della verità una regola professionale e di vita. Tuttavia, le donne della mia parte politica mi hanno chiesto di essere portavoce di quella che è la mia e la nostra posizione rispetto al ruolo del genere femminile nella politica e nella società. Ebbene, il fatto che la politica sia maschile, come ho dichiarato in Consiglio regionale, non è certo un mio orientamento, ma una constatazione oggettiva della realtà che viviamo. Ed è una presa d’atto da cui bisogna partire, pur senza rassegnarsi, se si vuole davvero azzerare le disparità di genere.»
Molfetta – Riceviamo e pubblichiamo:
«Non è con una quota percentuale imposta per legge che si favorisce l’impegno delle donne in politica e la loro presenza nelle istituzioni». Antonio Camporeale, consigliere regionale del Pdl, torna sulla questione della parità di genere. «Non è mia intenzione smentire il solito giornale che, come è ormai tutti sanno, fa del camuffamento della verità una regola professionale e di vita. Tuttavia, le donne della mia parte politica mi hanno chiesto di essere portavoce di quella che è la mia e la nostra posizione rispetto al ruolo del genere femminile nella politica e nella società. Ebbene, il fatto che la politica sia maschile, come ho dichiarato in Consiglio regionale, non è certo un mio orientamento, ma una constatazione oggettiva della realtà che viviamo. Ed è una presa d’atto da cui bisogna partire, pur senza rassegnarsi, se si vuole davvero azzerare le disparità di genere.»
Camporeale esprime così il proprio parere in merito alla proposta di legge bocciata nei giorni scorsi in Consiglio regionale della Puglia: «Modificare la legge elettorale imponendo la doppia preferenza insieme con la presenza di un certo numero di donne nelle liste, è un modo illiberale e antidemocratico di affrontare la questione. Imporre con dei numeri la rappresentatività del genere femminile nelle istituzioni, a ben vedere, offende le stesse donne nella misura in cui certifica la loro difficoltà a trovare spazio nella politica attiva senza peraltro risolverne le cause alla radice.»
«Cause che sono tutte di natura sociale – spiega il consigliere Antonio Camporeale – e derivano da un antico retaggio culturale che non sostiene le donne nei processi di conciliazione del ruolo di moglie e mamma con l’impegno in politica.»
«Perché – aggiunge Camporeale – se le donne oggi non sono nelle condizioni di assicurarsi una giusta presenza nelle istituzioni non è certo dovuto né a presunti difetti della legge elettorale né tantomeno a una precisa volontà da parte del genere maschile. Piuttosto è il risultato di un impianto sociale che non favorisce una scelta in tal senso da parte delle stesse donne.»
«Fissare per legge delle “quote rosa” è dunque un’ipocrisia che appartiene a coloro che, tanto nella politica quanto nel lavoro, nelle professioni e nella vita familiare, relegano le donne a un ruolo di secondo piano e misurano il loro contributo attraverso un mero calcolo numerico e non invece con il valore delle idee e l’intelligenza che le donne sono capaci di offrire.»
Il consigliere regionale Antonio Camporeale respinge inoltre le strumentalizzazioni fatte dalla sinistra all’indomani della bocciatura della legge sulla parità di genere: «I consiglieri di centrodestra hanno espresso in aula pubblicamente e con fermezza queste posizioni. Il voto segreto è stato richiesto soltanto dopo che ciascun consigliere aveva argomentato la propria contrarietà a quella proposta di legge. Il voto segreto, dunque, non serviva a nascondere un parere negativo già espresso con chiarezza, quanto a far emergere il dissenso che covava tra i banchi di alcuni esponenti del centrosinistra, alcuni dei quali infatti hanno potuto esprimere, senza alcun condizionamento, il proprio voto contrario impedendo alla maggioranza di approvare la legge.»
«La verità è che le forze politiche che oggi fanno lacrime da coccodrillo sono in realtà gli stessi partiti di sinistra – Pd, Sel e Rifondazione Comunista– che alle ultime elezioni amministrative di Molfetta hanno candidato nelle proprie liste una frazione risibile di circa 20 donne su 120 candidati complessivi, senza nemmeno che una di esse fosse messa in condizione di essere eletta. Perché ai principi espressi a parole la sinistra non fa seguire mai i fatti? Cosa impediva alla sinistra di dare più forza e visibilità al ruolo delle donne? Perché le donne di sinistra non hanno mai posto questa questione all’attenzione dei loro partiti al momento della formazione delle liste? Perché il movimento delle duecento donne molfettesi, che oggi invoca più centralità, non esprime indignazione rispetto a quella che di fatto fu una vera e propria emarginazione del genere femminile?”
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