MOLFETTA. IL RACCONTO DEL MESE DI PIETRO CAPURSO

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Molfetta.- Il 4 novembre del 1994 il motopeschereccio molfettese Francesco Padre affondò, portando con se 5 marinai, molto probabilmente a causa di un’aggressione con armi da fuoco. Quello che sappiamo ora è che i reperti raccolti all’epoca furono distrutti; che il Governo Berlusconi aveva opposto il segreto di Stato  su una serie di documenti in cui rientrava anche la strage del peschereccio e che, se per la procura di Bari e per quella di Napoli l’ex presidente Djukanovic era un pericoloso criminale, mentre per il governo Berlusconi era invece un importante partner commerciale, soprattutto nel campo dell’energia.

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Molfetta.- Il 4 novembre del 1994 il motopeschereccio molfettese Francesco Padre affondò, portando con se 5 marinai, molto probabilmente a causa di un’aggressione con armi da fuoco. Quello che sappiamo ora è che i reperti raccolti all’epoca furono distrutti; che il Governo Berlusconi aveva opposto il segreto di Stato  su una serie di documenti in cui rientrava anche la strage del peschereccio e che, se per la procura di Bari e per quella di Napoli l’ex presidente Djukanovic era un pericoloso criminale, mentre per il governo Berlusconi era invece un importante partner commerciale, soprattutto nel campo dell’energia.

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A 19 anni da quella sciagura il comitato Francesco Padre “Verità e Giustizia” ha lanciato una raccolta di firma per una petizione al Presidente della Repubblica per Ottenere risposte alla rogatorie per l’affondamento del m/p Francesco Padre.

 

Il cantastorie vuole contribuire alla ricerca della verità

 

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