MOLFETTA. IN RICORDO DI DON TONINO

don tonino pugliesi di milano

Pubblichiamo il ricordo un ricordo di don Tonino Bello. A scriverlo, in modo appassionata e toccante, è Francesco Lenoci, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e vicepresidente dell'associazione regionale dei pugliesi di Milano.

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Pubblichiamo il ricordo un ricordo di don Tonino Bello. A scriverlo, in modo appassionata e toccante, è Francesco Lenoci, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e vicepresidente dell’associazione regionale dei pugliesi di Milano.

Il mio sogno”, diceva don Tonino Bello,  “è portare il sorriso, il coraggio e  la speranza a tutti coloro che incontro”. Che sogno meraviglioso quello di don Tonino Bello, difficilissimo da realizzare, ma che don Tonino è riuscito tante volte, durante la sua vita terrena, a tramutare in realtà.

Sono passati vent’anni dal giorno (20 aprile 1993) in cui il vescovo don Tonino Bello ha dato l’ultimo colpo d’ala su questa terra in direzione del cielo.  Eppure, don Tonino Bello riesce tuttora a realizzare il sogno di portare il sorriso, il coraggio e la speranza. È ciò che possono testimoniare  le  ragazze, i ragazzi, e anche (sia pure molto meno numerosi) gli adulti,  che a Locorotondo, nella Chiesa Madre di San Giorgio Martire, hanno preso parte alla conferenza, organizzata dall’istituto comprensivo “Marconi-Oliva” con il patrocinio dell’associazione regionale pugliesi di Milano, “Fare Strada sulle Orme di don Tonino Bello”.

Ho visto i loro volti illuminarsi quando l’altoparlante della Chiesa ha diffuso la voce inconfondibile di don Tonino Bello. Proveniva dal CD “Il Bello dei Giovani”, ED INSIEME, ma sembrava provenire dal Cielo.

Ragazzi, vivetela bene la vostra vita, non bruciatela!

Sarebbe splendido se la vostra vita la metteste al servizio degli altri.

Io sono convinto che se la vostra vita la spendeste per gli altri,

la metteste a disposizione degli altri, non la perdereste.

Perdereste il sonno, ma non la vita. La vita è diversa dal sonno.

Perdereste il denaro, ma non la vita. La vita è diversa dal denaro.

Perdereste la quiete, ma non la vita. La vita travalica la quiete,

soprattutto la quiete sonnolenta, ruminante del gregge.

Perdereste la salute, ma non la vita”.

E ancora.

Io vi auguro, ragazzi, che voi possiate

essere capaci di amare a tal punto

che il cuore veramente vi faccia male”.

Ho visto i loro occhi riempirsi di lacrime quando ho raccontato cosa avevano scoperto al momento della vestizione della salma di don Tonino, e cioè che entrambe le scarpe avevano le suole bucate. Che cosa era successo? Quelle non erano le scarpe di don Tonino: come sempre lui aveva scambiato le sue scarpe, belle, con quelle di un povero. Spesso, non faceva neanche lo scambio, perché il povero non aveva proprio le scarpe. Lui non se ne curava e tornava scalzo all’Episcopio.

Eppure”, ho aggiunto, “anche scalzo, mi verrebbe da dire soprattutto scalzo, ha lasciato tante orme: per i giovani, per i costruttori di pace, per la Chiesa,  per i volontari, per i laici, per gli uomini e le donne del terzo millennio”.

L’esortazione di  don Tonino Bello ai giovani non conosce tentennamenti.

Chi spera non fugge: cammina . . . .corre . . .  .danza.

Cambia la storia, non la subisce.

Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.

Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.

Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare.

Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario”. 

E non ammette rinvii al futuro.

Ragazzi, non abbiate paura

di riscaldarvi adesso,

di innamorarvi adesso,

di incantarvi adesso,

di essere stupiti adesso,

di entusiasmarvi adesso,

di guardare troppo in alto adesso,

di sognare adesso.

Ragazzi, non fate mai, mai. . .  .mai riduzioni sui sogni”.

Che dire? Che è difficile persino immaginare che i giovani possano trovare un parente stretto, un amico di banco, un compagno di viaggio, migliore di don Tonino Bello.

Inaugurare l’anno scolastico nel suo nome significa mettercela tutta per fare strada insieme nella scuola e nella vita, come ha sottolineato nell’introduzione la professoressa Teresa Turi e hanno ribadito negli indirizzi di saluto il professor Raffaele Fragassi, il consigliere comunale Vitantonio Speciale  e don Franco Pellegrino.

Con don Franco abbiamo convenuto che nelle parole e nei segni di Papa Francesco stiamo rivivendo e contemplando il linguaggio e lo stile francescano di don Tonino Bello. Il vescovo di Molfetta era, proprio come San Francesco d’Assisi, anche un poeta. La riprova l’hanno fornita due ragazze, alle quali don Franco ha fatto leggere la meravigliosa poesia “Un’ala di riserva”.

Avevo al mio fianco la professoressa Grazia Carbotti, che ha validato la tesi del recentissimo Libro “Dal cuore della Puglia fino ai confini del mondo – Testimonianze su don Tonino Bello”, Edirespa Molfetta, settembre 2013, vale a dire che a distanza di vent’anni dal dies natalis di don Tonino Bello, le impronte dei suoi passi, l’eco delle sue parole e il germogliare della sua semina hanno acquisito ancora più valenza.

La professoressa Carbotti ha toccato il tema della pace, ricordando la  lucidissima analisi di don Tonino, per cui  dobbiamo impegnarci in scelte di percorso, in tabelle di marcia: non possiamo parlare di pace indicando le tappe ultime e saltando le intermedie! Se non siamo capaci di piccoli perdoni quotidiani fra individuo e individuo, tra familiari, tra comunità e comunità, tra vicini di banco,  tra compagni di classe e di scuola, è tutto inutile! La pace non è soltanto un pio sospiro, un gemito favoloso, un pensiero romantico ma è,  soprattutto,  prassi.

La conferenza  si è conclusa con un gesto che rimarrà nella storia di Locorotondo. I ragazzi e le ragazze di sei classi dell’istituto comprensivo “Marconi-Oliva” e di una classe dell’istituto tecnico agrario “Basile-Caramia” sono saliti, insieme ai loro insegnanti, sull’altare centrale della meravigliosa Chiesa Madre, avendo alle spalle la stupenda immagine di San Giorgio. Hanno posato per una foto, ben sapendo che non si trattava di una normale foto, ma di un impegno a spalancare la finestra del futuro, progettando insieme, osando insieme, sacrificandosi insieme. Come ci ha insegnato un prossimo Santo: don Tonino Bello.

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