MOLFETTA. INTERVISTA A MARIO DESIATI: “ECCO IL LIBRO DELL’AMORE PROIBITO”

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In occasione del festival “Storie Italiane”, mercoledì 6 novembre la libreria Il Ghigno di Molfetta ha accolto con grande entusiasmo Mario Desiati, scrittore di origini pugliesi ma oramai affermato a livello nazionale, per la presentazione del suo ultimo romanzo, “Il libro dell’amore proibito”.

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In occasione del festival “Storie Italiane”, mercoledì 6 novembre la libreria Il Ghigno di Molfetta ha accolto con grande entusiasmo Mario Desiati, scrittore di origini pugliesi ma oramai affermato a livello nazionale, per la presentazione del suo ultimo romanzo, “Il libro dell’amore proibito”.

Già ospite della città in seguito alla pubblicazione di suoi precedenti lavori, Desiati ci racconta che l’idea iniziale era quella di scrivere un vero e proprio catalogo degli amori proibiti: quella di Veleno e Donatella era la prima storia di questa lista, ma, seppure nata anch’essa nel segno dell’illegalità – lui, adolescente tra i banchi delle medie, lei, professoressa di Educazione tecnica – aveva preso una piega diversa rispetto alle altre. La loro è innanzitutto la storia di due persone che si scelgono, e nasce in un momento speciale delle loro vite: sta avvenendo qualcosa; entrambi, per motivi diversi, sono sotto bombardamento. Il loro rapporto si nutre di assenza, di distanza, di diversità; sono l’uno l’esatto opposto dell’altra, sfatano il cliché dell’anima gemella. È un amore dispari, in fondo.

Desiati ci racconta alcuni retroscena e risponde ad alcune nostre domande.

Con questo romanzo, ha scelto di ritornare a raccontare psicologie complesse di personaggi che sono di nuovo al confine tra il desiderio adolescente e la presa di coscienza che arriva con l’età della maturazione. Come mai è attratto da questo aspetto?

Perché in fondo sono rimasto un quindicenne, non sono mai cresciuto (ride). Sono rimasto fermo a quell’età, perché è probabilmente quella più ricca di cambiamenti, di quei cambiamenti che hanno conseguenze per il resto dei tuoi anni.

Ancora una volta Veleno, come ne “Il paese delle spose infelici”- Come mai?

Sono state trovate delle somiglianze tra me e Veleno, somiglianze che ritrovo fino ad un certo punto, perché il personaggio del mio libro è molto romantico, mentre io lo sono poco. D’altra parte, io, come Veleno, sono particolarmente fissato sui nomi e sul significato che possono avere: ‘Desiati’ vuol dire ‘desiderati’, ed è di desiderio che in fondo parla questo libro.

Ci sono altri progetti già in cantiere?
Sì, è prevista – a lungo termine – una nuova storia con Veleno protagonista, e probabilmente sarà l’ultima che lo riguarderà. Si chiuderà un capitolo. Sono in vista altri progetti, a partire da una serie di racconti.

All’incontro è intervenuto Pippo Mezzapesa, regista pugliese con cui ha già avuto modo di collaborare – ha girato la trasposizione cinematografica de Il Paese delle spose infelici – e con cui è legato da un rapporto di grande amicizia. Dopo il grande impatto di quel romanzo e il successo del film, è stato in qualche modo condizionato, in fase di scrittura, dalla possibilità che anche per questo ultimo lavoro ci sarebbe stata un rifacimento?
No, affatto. Nello sviluppare il carattere di Veleno, non ho subìto nessun tipo di condizionamento, anzi. Ho lasciato che la storia prendesse la sua forma liberamente, nella convinzione che non  esista un’età giusta per perseguire le proprie passioni.
Con Mezzapesa la collaborazione continua, ha infatti appena girato il booktrailer de Il libro dell’amore proibito.

Da ogni suo libro emerge questo attaccamento viscerale alla terra in cui è nato e cresciuto. Adesso che ha lasciato la direzione editoriale della Fandango, può dire di esser stato in parte condizionato dalla nostalgia di quei posti?
Forse sì, ma l’idea è che soltanto attraverso la lontananza si possa percepire davvero l’importanza di certi luoghi.


Foto: Emilio Murolo

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