MOLFETTA. BENIAMINO FINOCCHIARO, DALLA CRONACA ALLA STORIA

convegno finocchiaro

Molfetta. - “Nel 2003 Beniamino Finocchiaro usciva dalla cronaca e entrava nella storia”. Queste le parole di Tommaso Minervini, ex sindaco di Molfetta e moderatore di un convegno dedicato alla figura dello storico politico molfettese. Il 16 dicembre si è onorato, infatti, il ricordo di Finocchiaro, proprio nella sala a lui dedicata.

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Molfetta. – “Nel 2003 Beniamino Finocchiaro usciva dalla cronaca e entrava nella storia”. Queste le parole di Tommaso Minervini, ex sindaco di Molfetta e moderatore di un convegno dedicato alla figura dello storico politico molfettese. Il 16 dicembre si è onorato, infatti, il ricordo di Finocchiaro, proprio nella sala a lui dedicata.

L’incontro è stato mosso dall’associazione di Beniamino Finocchiaro in collaborazione con l’associazione culturale Edirespa, la quale ha anche provveduto alla stampa del libro “Finocchiaro visto da vicino”.
Il convegno, con l’alto patronato della Presidenza della Repubblica e con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati, della presidenza del Consiglio dei ministri, del Comune di Molfetta, della Provincia di Bari, della Regione Puglia, dell’università “Aldo Moro” di Bari e della Rai, ha visto la partecipazione di persone che hanno lavorato con Finocchiaro o che semplicemente gli sono state accanto come amici.
A raccontare Beniamino Finocchiaro come politico, come amico, come ex sindaco o semplicemente come fratello sono stati il fratello Arturo Finocchiaro, il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna, il presidente della provincia di Bari Francesco Schittulli, il rettore dell’università “Aldo Moro” di Bari Antonio Felice Uricchio, il consigliere di Stato Roberto Garofoli, il docente Angelantonio Spagnoletti, il presidente della Consap Andrea Monorchio e l’onorevole Giuliano Amato. Tutti hanno contribuito al racconto di una persona che ha amato questa città e che è stata una sua colonna portante, ma anche di un grande socialista. È intervenuto anche il sindaco Paola Natalicchio, la quale ha voluto raccontare “il profumo di Beniamino Finocchiaro”, come lei stessa ha definito, attraverso il ricordo delle passeggiate antifasciste sulla via terlizzese o attraverso un’intervista a lui fatta parecchi anni prima in collaborazione con l’attuale consigliere comunale Davide De Candia. È stato ricordato un uomo dotato di carisma, che non accettava compromessi e che ha tanto seguito le lezioni di un altro importante socialista come Gaetano Salvemini.
Abbiamo posto alcune domande al fratello Arturo Finocchiaro, per ascoltare più da vicino chi era Beniamino Finocchiaro.
“Fra me e mio fratello ci sono quindici anni di differenza, io ero il piccolo rispetto a lui. Ho passato molto più tempo a casa sua che a casa di mia madre. La casa di Beniamino era una sorta di cenacolo, si incontravano un sacco di personaggi molfettesi, persone che avevano subito le angherie del fascismo, professori universitari, tutta una serie di persone che mi hanno in qualche modo formato. Io li ascoltavo e assorbivo come una spugna. Quindi questo rapporto tra me e Beniamino si è gradualmente cementato andando al di là del rapporto fra fratelli e diventando un rapporto fra maestro e allievo. Per certi versi, le cene a casa di mio fratello erano simili ai cenacoli del Rinascimento: allora si imparava a disegnare e a dipingere, nel mio caso si insegnava a formare. Quindi io devo a mio fratello molti dei principi, molti degli atteggiamenti che poi hanno caratterizzato la mia vita successiva. Mi sono portato dietro questi principi e li ho messi in pratica. Non è facile adottare i principi di moralità e di meritocrazia perché il nostro paese questi principi un po’ li ha dimenticati . Io spero sempre che i giovani siano in grado di “cacciare” un po’ di anziani come me e di fare meglio. Tra me e mio fratello c’era un rapporto che, se ci penso ancora adesso, mi commuove. Negli ultimi due anni l’ ho accompagnato nei cammini della speranza per curarsi, sono sempre stato al suo fianco. E anche in quei due anni io ho continuato a imparare perché si era creato un rapporto di questo genere . Lui sapeva, e anche io sapevo, che prima o poi la cosa sarebbe finita, e allora approfittava per darmi ultimi insegnamenti, gli ultimi consigli. Mio fratello ha sopportato questo cammino con estrema serietà e poi è morto tra le mie braccia. Era molto legato a Molfetta. Ogni venerdì pomeriggio, potesse cascare il mondo, doveva venirci, qui c’era un mondo che lo attraeva, che lo gratificava.”- Queste le parole di Arturo Finocchiaro che ricorda Beniamino con gli occhi pieni di emozione.
Una partecipazione attiva, c’è stata anche da parte degli alunni che erano presenti al convegno, i quali sono stati attenti e curiosi spettatori di un incontro fatto con l’obbiettivo di organizzare “qualcosa che sia tra il ricordo e la prospettiva”, in memoria di Beniamino Finocchiaro un uomo che ha dato corpo e vita alla regione Puglia”.

 

 

 

 

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