MOLFETTA. LIBERATORIO POLITICO: “RINVIATO A GIUDIZIO CHI MINACCIÒ MATTEO D’INGEO, MENTRE L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE RIMANE “INDIFFERENTE” RISPETTO ALLE OCCUPAZIONI ABUSIVE DI SUOLO PUBBLICO”

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MOLFETTA – La Procura di Trani ha rinviato a giudizio il sig. Andriani F., imputato di aver minacciato pubblicamente (art.612 c.p.) Matteo d’Ingeo, coordinatore del “Liberatorio Politico”, dicendogli che “gli avrebbe infilato le dita negli occhi se avesse continuato ad occuparsi della sua famiglia” ; la minaccia è stata commessa a Molfetta il 9.12.2014, con recidiva reiterata. L’imputato dovrà comparire davanti al Giudice il 5 Aprile 2016 e sarà ascoltato, assieme ai testimoni, sui fatti descritti nel capo d’imputazione e su ogni altra circostanza necessaria all’accertamento della verità.

Alle ore 17,15 circa, del 9.12.2014, Matteo d’Ingeo viene raggiunto, in un noto esercizio commerciale del centro città, dal signor Andriani che comincia a rivolgersi, nei confronti dello stesso, con un linguaggio dialettale e toni minacciosi, chiedendogli di smetterla di fare fotografie e riprese all’attività commerciale di ortofrutta  e di occuparsi di altro. D’Ingeo infastidito da questo intervento invita il signor Andriani a moderare i toni ricordandogli che era in un luogo pubblico con telecamere. Non curante di quelle parole l’Andriani risponde che a lui non importava delle telecamere. Dopo aver invitato l’Andriani a calmarsi e ad abbassare i toni, d’Ingeo chiedeva ai presenti di essere stati testimoni di quanto accaduto. Ma il signor Andriani con arroganza, e alzando ancora di più i toni e la voce, respingeva fisicamente Matteo d’Ingeo e lo minacciava alzando la mano dicendo che non gli interessava dei testimoni e che “gli avrebbe infilato le dita negli occhi  se avesse continuato ad occuparsi della sua famiglia”.

L’episodio intimidatorio, prontamente denunciato alle autorità competenti, proviene, ancora una volta dagli ambienti del commercio dell’ortofrutta, oggetto da molti anni delle attenzioni del Liberatorio con una costante attività di documentazione e denuncia, in particolare l’occupazione abusiva di suolo pubblico, fenomeno spesso sottovalutato e minimizzato, nonostante il sottobosco criminale che si muove intorno ad esso. Già nel Marzo del 2012 un parente dell’odierno imputato usò le stesse attenzione nei confronti di Matteo d’Ingeo.

Gli aderenti al movimento “Liberatorio Politico” e il suo coordinatore sono, purtroppo, abituati a questi “incidenti di percorso” proprio per l’attività che svolgono sul territorio da dieci anni, ma questa volta il protagonista ha voluto lasciare il messaggio intimidatorio sotto gli occhi delle telecamere. L’attività del Liberatorio Politico, dopo questa ennesima minaccia, diventerà ancora più incisiva nel realizzare quel progetto civico più ampio di rispetto delle regole e della convivenza civile che deve essere alla base di una comunità moderna senza “finestre rotte“. In questo quadro di assoluta “indifferenza” da parte dell’amministrazione comunale rispetto al fenomeno dell’occupazione abusiva di suolo pubblico, s’inserisce l’ultimo esposto del Liberatorio Politico presentato il 18 dicembre 2015.

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