MOLFETTA. “CI SONO ESPERIENZE NELLA PROPRIA VITA CHE LASCIANO UN SEGNO” LE VISITE DI MONS. CORNACCHIA AGLI AMMALATI NE SONO UN CHIARO ESEMPIO

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MOLFETTA – Una bellissima e toccante testimonianza di Leonardo la Forgia che lo scorso 13 giugno è stato visitato dal Vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, dopo la celebrazione nella Chiesa di Sant’Andrea per la Solennità di Sant’Antonio.

Quella di visitare gli ammalati il 13 giugno e di comunicarli (con la presenza di un diacono o un sacerdote) è una delle più belle consuetudini della Confraternita antoniana, che rispecchia uno degli aspetti del suo carisma confraternale: aiutare e consolare i poveri e gli ammalati. Per altro il decreto, a firma del Servo di Dio, Mons. Antonio Bello, concede ai Confratelli che partecipano a questa opera di misericordia l’indulgenza parziale.

Ci sono esperienze nella propria vita che lasciano un segno, una traccia, un insegnamento. Ci sono momenti di sublime bellezza, di impareggiabile gioia che, nel corso del tempo, non dimentichi più, anzi, continuano per sempre a seguirti e a farti sentire quelle intense emozioni che hai provato in quel momento. Come la visita di Sua Eccellenza il Vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, in occasione della ormai tradizionale Festa di S. Antonio, occasione in cui i Confratelli portano in casa di impediti e ammalati gravi l’Eucarestia.

L’onore è toccato a me e me lo hanno comunicato quando mi sono recato in preghiera nella Chiesa di S. Andrea qualche giorno prima dell’evento. Si, evento per me eccezionale. Primo, perché mi veniva portata in casa l’Eucarestia, come ogni anno da qualche tempo, e poi perché a portarmela era Sua Eccellenza il Vescovo! Non potete immaginare la mia gioia per questo! La mia casa onorata doppiamente da cotante presenze: il Cristo Vivo nel pane azzimo e il Vescovo. Quindi, dal momento in cui me lo avevano comunicato, non stavo più nella pelle per ricevere il Santissimo Sacramento ed essere onorato dalla visita del Vescovo.

La mia casa, in verità, aveva già avuto “visite” eccellenti: la reliquia del Santo, prima per mio padre, gravemente ammalato, e poi a me, elevandomi ad un grado di importanza che sicuramente non meritavo. E adesso Sua Eccellenza! Fremevo nell’attesa e pregavo che fossi all’altezza di tanto onore!

Pian piano l’ora si avvicinava e, poco dopo mezzogiorno, eccoLo arrivare. Mi sentivo in condizione di imbarazzo e di piacevole euforia, sballottato tra sensazioni di gioia e un indicibile senso di stordimento. Ma stava per entrare e subito è passato tutto. La Sua cordialità, la Sua gentilezza, la Sua modestia impareggiabile (queste le primissime impressioni) mi hanno messo a mio agio. Abbiamo dialogato un pochino, dopo le necessarie presentazioni, subito dopo siamo giunti al momento clou della giornata: l’Eucarestia.

Ho manducato con enorme gioia e ho affidato a Lui i miei cari, le mie emozioni, i miei sentimenti, il mio dolore.
Ho pregato per mio padre, defunto, tanto devoto al Santo e spentosi nel Suo nome.

Quello che è successo immediatamente dopo, è indescrivibile. Tanta gioia, tanta commozione, energia allo stato puro. Ma quello che ho avvertito, è stata la presenza di tanta umiltà, disponibilità, cordialità. Mi è parso che il Vescovo non stesse facendo un atto formale, ma desiderava fare quello che ha fatto: stare in mezzo a chi soffre, fra la Sua gente, condividendo attimi di grande sublimità. Mi è parso un vero pastore, colui che ama stare col proprio gregge, difenderlo dai lupi, curarlo, vezzeggiarlo quasi.

In tempi in cui la materialità esasperata prende il posto di una certa spiritualità, della voglia di essere in mezzo a chi ne ha bisogno, mi è sembrato davvero un grande dono, una peculiarità che pochissimo posseggono. Era il Pastore. Quello che “profuma delle pecore”, prendendo in prestito una frase di Papa Francesco, colui che guida e aiuta, che consiglia e da esempi. Ho avvertito tutto questo nei pochi momenti condivisi insieme ma, ripeto, di una intensità tale da rasentare l’eterno.

Poi, congedandosi, mi ha chiesto di pregare per Lui, dando davvero un esempio di grande umiltà d’anima ma, al tempo stesso, di una grandezza morale ineccepibile. E io, di rimando, ho pregato umilmente Lui di farlo per me. E sono sicuro che starò nelle Sue preghiere. Quando si dice che un’emozione è per sempre, questa davvero sarà tale. Per sempre. Grazie Eccellenza per ciò che mi ha regalato!

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