MOLFETTA. TRE EPISODI CHE FANNO RIFLETTERE A FINE ANNO

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Molfetta. Le nostre comunità in questi giorni di festa, in cui si pensa solo al divertimento, allo shopping e a mangiare, sono state colpite da tre episodi che fanno rifletter, che ci costringono un attimo a  fermarci e pensare, a valutare quanto siamo soli, pur essendo sempre connessi con migliaia di persone.

Spesso la solitudine, i problemi vengono amplificati ed ingigantiti da questa società del benessere in cui con un click si pensa di comprare ottenere tutto e subito, ma non deve essere proprio così visto quel che succede.

Qualche giorno fa  si è consumato a Terlizzi un dramma in cui ha deciso di porre fine alla sua esistenza una giovanissima. Una riflessione  che veramente colpisce e fa riflettere quella  di Renato Brucoli, giornalista e scrittore.  

“PIETÀ PER CLAUDIA

Non so come esprimerla, l’angoscia che mi porto dentro. È un misto d’incredulità, di rabbia, di sofferenza. Difficile da smaltire.

Sarà per l’età che intercorre: potresti essermi figlia, Claudia, tant’è che di mio figlio sei coetanea!

Sarà per la prossimità mancata: abbiamo vissuto, pur non conoscendoci, nella medesima comunità!

Sarà per come ti descrivono: attiva, interessante, eppure esanime, appesa a una ringhiera come un manichino!

Sarà perché l’evento di cui sei diventata protagonista o vittima (protagonista o vittima?) apre un’inquietante finestra sulla città che credevo di conoscere, dove la violenza assume, ora, una corposità abominevole!

Natale ritorna per accendere la festa e la speranza, e tu, Claudia, decidi di morire a ventidue anni, in abiti eleganti, di ritorno da una festa di matrimonio a cui hai partecipato come invitata, a ridosso del giorno in cui si celebra la nascita per eccellenza, e ogni rinascita di conseguenza.

Lì… nel sottopasso, impiccata nel buio di una notte non santa, nelle viscere di un paese non sacro; appesa al cappio a due giri di un cavo per caricabatteria: quello con cui alimentiamo i social, che dovrebbero essere strumento di comunicazione, di relazione, e magari di salvezza nella difficoltà… mentre il mondo è popolato di contatti virtuali e solitudini reali.

Forse qualche tormento lo vivevi, Claudia, come tutti i giovani a cui gli adulti hanno rubato l’età e il futuro. Forse legato alla famiglia d’origine, o a quella appena costituita di fatto, o a quella che avresti voluto realizzare…

Eppure in tanti ti descrivono come dotata di carattere, volitiva, temprata dal lavoro… Dunque devi aver avuto un cedimento brusco, un disorientamento repentino, un motivo di disperazione soffocante, un insopportabile dolore muto.

Ti chiedo un segno sull’accaduto, Claudia. Perché non credo che una ragazza come te abbia potuto scambiare la vita con la morte, così, con leggerezza, da un momento all’altro, quand’anche il proposito ti abbia attraversato la mente.

E poi, vorrei riferirlo a te per dirlo a tutti: sono indignato per il chiacchiericcio di paese che ha accompagnato la tua fine. Disumano, impietoso, catalizzato dall’assurda titolazione comparsa su una misera testata on line che ti ha chiamato “prostituta” solo perché ragazza e donna vitale, affascinante e affascinata dal turbinio dei tempi moderni, dalla girandola delle attrazioni e dei sentimenti.

Ho insomma la percezione, Claudia, che non ti sei ammazzata da sola, che altri abbiano voluto finirti. E se anche ti fossi suicidata, che altri abbiano voluto farti morire di nuovo, con un accanimento recidivo e vomitevole, da femminicidio, per spogliarti definitivamente di ogni cosa: abiti, bellezza, energia, dignità, forse del segreto di un maltrattamento, forse della vita che cullavi dentro. Senza pietà, senza misericordia!

Piango la tua persona anche per questo. E se l’accettassi, vorrei accompagnare il congedo con il calore di una carezza sul tuo corpo nudo e freddo. Lieve come una piuma. Intensa come la tua esistenza.”

Ma non finisce qui ..

Il profilo di Angelo, il giovane ragazzo deceduto sotto il treno in quel di Cattolica, è stato invaso da commenti di amici e conoscenti che lo descrivono come un ragazzo solare, amante della vita, a cui piaceva divertirsi. E’ difficile rassegnarsi ad una morte così, in tantissimi lo piangono, dopo che sui social si cercavano sue notizie e che fino alla fine non ci si voleva arrendere ad una morte crudele, che aveva troncato una giovane esistenza.

In tanti hanno postato foto con lui, proprio lui che viveva nelle città emblema del divertimento, ma forse quindi qualche cosa non torna, le apparenze spesso illudono.

E ancora …

Con la globalizzazione si sa tutto di tutti, si raggiunge ognuno anche dall’ altro capo del mondo, ma spesso non sappiamo nulla del nostro vicino di casa, non scambiamo con lui un buongiorno, un buonasera o non chiediamo come sta.

Alcuni giorni fa nel centro storico di Molfetta è stato rinvenuto il cadavere di un anziano, di cui da giorni non si avevano notizie. Un episodio triste avvenuto proprio nei giorni in cui tutti dovrebbero essere felici, con accanto le persone care.

Proprio in riferimento a questo ultimo episodio ha postato una sua riflessione don Ignazio Gadaleta.

 “Considerazioni (sconsiderate) a margine della febbre e delle feste natalizie social:

-abbiamo visto che tutti avete una famiglia e degli amici con cui vi volete bene, state bene assieme, mangiate e bevete in allegria;

– a Molfetta, in vico I S. Gennaro, il giorno di Natale, un anziano é stato trovato morto, da solo in casa.

Allora qualcosa non torna?! Se, piuttosto che essere ostaggi della mondanità, come ci ha ricordato Papa Francesco, comprendessimo che il Piccolo che giace in una mangiatoia é proprio negli ultimi della terra, negli anziani, negli emarginati, vivremmo un Natale diverso…meno social e più sociale! Auguri!”

Come ha scritto Valentino Losito, presidente dell’ Ordine dei Giornalisti Puglia: “Il web è la caverna moderna in cui trascorriamo la maggior parte della nostra vita. E’ comoda, luminosa, scorrevole, sempre disponibile, con spazi infiniti e tempi velocissimi. E’ per questo che spesso si trasforma in una trappola dorata nel luogo “di una solitudine anonima della tastiera che produce il microclima ideale per estrarre dalle viscere un orrore che forse neppure esiste”.

Forse come  suggeriva Max Weber bisognerebbe  “evitare di promettere e seminare soluzioni facili ma aiutarci a leggere la complessità di un modo sempre più indecifrabile”.

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