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Molfetta. Ormai una realtà affermata nel panorama pugliese e in continua crescita nel panorama nazionale, la street band ROUTE 99 taglia un traguardo importante nella carriera di ogni musicista o band: il primo album. “What a funk?!” per l’appunto è l’album autoprodotto con cui la band punta a far entrare la propria musica nelle case dei suoi fans dopo averla diffusa da anni nelle strade delle nostre città. Non avrebbe senso parlare di questo album senza coinvolgere la band in primis e così presso la loro sala prove, tra scale blues, stacchi di batteria e coulisse che si muovono intervistiamo i ragazzi della ROUTE 99 e il loro leader Giuliano.
Allora Giuliano, il vostro primo CD. Cosa rappresenta per voi?
Che dire, “What a funk?!” è il prodotto della maturazione di un progetto che non rappresenta la fine ma un punto di partenza. Più che un traguardo è una pietra miliare nel nostro percorso di gruppo che permette di presentarci e che allo stesso tempo ci consente di darci una identità. La ROUTE 99 è questo…è questo funky, è questa musica, è questo sound e non altro.
Vedo che calchi parecchio questo aspetto dell’identità.
Sì, è molto importante per noi questo aspetto. Nel panorama regionale, dove ci sono numerosissime street band, è importante avere una propria identità e un proprio carattere. Quando qualcuno ci chiama deve sapere che sta chiamando la ROUTE 99 e non un’altra street band che sicuramente avrà altre caratteristiche e peculiarità. “What a funk?!” dice esattamente chi siamo e da dove veniamo perché senza il nostro background non saremmo quello che siamo ora e la nostra musica non sarebbe questa.
E qual è stato allora il vostro punto di partenza? E cos’è ora la ROUTE 99?
È impossibile negare l’essersi ispirati alla più grande street band italiana e mondiale come i Funk Off dei quali, nei nostri spettacoli, riproponiamo alcuni brani, ma con “What a funk?!” riproponiamo l’esperienza di ognuno di noi e sicuramente portiamo come bagaglio la tradizione bandistica pugliese. “Sunday Morning”, ottavo brano del CD, è stato pensato come una marcia spensierata e il titolo stesso rimanda alle marce mattutine delle bande nei giorni di festa cittadina, che generalmente capitano di domenica. Dopo aver preso questi punti di riferimento ognuno ha approfondito il proprio modo di esprimersi. Da questo mix di esperienze nasce “What a funk?!”. Una di queste esperienze particolari può essere descritta da “Do Fa Mi” di Angelantonio de Pinto dove il brano presenta frasi in 4/4 alternate a 6/8 oppure “Room 251” che nel titolo presenta già la progressione armonica.
Da ascoltatore non posso che descrivere l’album come esplosivo!
Allora posso dire che abbiamo raggiunto lo scopo! Vedi, noi suonando per le strade dobbiamo raggiungere la gente e gli spettatori. Solitamente gli artisti sono abituati ad essere raggiunti dal pubblico nei teatri o nelle piazze. Nel nostro caso è esattamente il contrario e se non fossimo “esplosivi” (come dici tu) non riusciremo a raggiungere il nostro pubblico. Il titolo stesso (che richiama il settimo brano del CD) aveva l’obiettivo di esprimere questa esplosività. Questo non
significa che l’album rimane su uno stesso “mood” per tutta la sua durata. Anzi, è stato pensato per creare dei momenti di climax e dei passaggi di crescendo e diminuendo.
C’è un ospite particolare in questo album. Chi è?
Beh, più che un ospite, ormai è uno di casa che però da’ onore alla nostra casa. Si tratta di Dario Cecchini, fondatore e leader dei Funk Off, che ci ha regalato la voce del suo sax baritono in due brani del disco: “Room 251” e “Do Fa Mi”. Sentirlo suonare è qualcosa di meraviglioso. Ti dico soltanto che durante la registrazione io, Ignazio, Vito, Cosimo Giangrande (il nostro grande fonico) e Franco Staco (il padrone di casa dello studio dove abbiamo registrato), eravamo tutti a bocca aperta durante le sue registrazioni. Io le conservo tutte!!! Ma il suo contributo non si è limitato a questo: nei giorni precedenti alla registrazione, durante le riprese da “orecchio esterno”, fino alla fase di post produzione, ha dispensato preziosi consigli al fine di ottenere questo risultato.
Contenti del risultato, allora?
“What a Funk?!” è come l’avevo e l’avevamo immaginato! Non potrei essere più contento. Ma è stato anche fantastico registrarlo. Il clima in sala era sereno e scherzoso al punto che abbiamo chiuso tutto quanto in soli tre giorni. Per questo vorremo ringraziare la simpatia e l’ospitalità di Franco Staco e del suo Live Studio Record, la professionalità di Cosimo Giangrande e Massimo Sciannamea, la realizzazione grafica della DOT studio di Molfetta e le foto di Annamaria Pansini. Inoltre, non posso non ringraziare Dario Cecchini per tutto quello che ci ha dato e i tredici matti con cui condivido questo progetto. Infine, veramente, vorrei abbracciare di cuore tutti coloro che ci hanno supportato nella campagna di crowdfunding senza la quale non avremmo potuto vedere l’uscita di “What a Funk?!”. Grazie mille per il vostro sostegno e (aggiungo io) pazienza.
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