MOLFETTA. UN VIAGGIO ESPERIENZA CHE GLI ALUNNI DELL’ALBERGHIERO NON DIMENTICHERANNO

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Molfetta. ISTITUTO ALBERGHIERO MOLFETTA – Dal diario di viaggio del “Treno della Memoria 2018”.

E’ un viaggio nel tempo, nello spazio e nelle emozioni quello che si compie ogni volta che ci si reca sui luoghi legati alle deportazione,ai campi di concentramento perché fa riflettere e ci mette di fronte alle barbarie umane che mai dovrebbero ripetersi, forti dell’insegnamento del passato.

Gli alunni del “Treno della memoria” hanno visitato il museo della fabbrica di Schindler con il suo patrimonio di documenti sull’Olocausto e sugli orrori della seconda guerra mondiale, vissuti dal popolo polacco. Attraverso gli spazi espositivi efficaci e fruibili, hanno ripercorso le tappe più significative della storia del ‘900.

Ecco il loro racconto, denso di emozione.

Mercoledì 24 gennaio 2018

Ore 5:00

Cracovia è avvolta da una nebbia lattiginosa, che si confonde con la coltre di neve soffice e intatta.

Il treno della memoria ci aspetta all’angolo della strada, saliamo e subito siamo nella campagna polacca. La città di Oświęcim non è lontana, sembra di immergersi in un paesaggio fiabesco con betulle innevate e pianure imbiancate dal sapore siberiano.

Siamo in silenzio, riflettiamo, abbiamo la consapevolezza che vedremo qualcosa che ci cambierà, ci travolgerà. Ci chiediamo quali fossero i pensieri dei prigionieri nei carri-bestiame, quale la loro disperazione. Ad un tratto il rumore stridente dei freni ci fa capire che il treno si è fermato, scendiamo, ci guardiamo intorno, riecheggiano nelle nostre orecchie i latrati dei cani delle SS, il pianto disperato dei bambini, le urla strazianti delle madri, i lamenti impotenti degli anziani.

Auschwitz- Birkenau, tetri e angoscianti, troneggiano davanti a noi come simbolo del male, della cieca follia collettiva, del disprezzo della vita umana. La guida ci parla, indica i forni, il filo spinato, le torri di vedetta. Siamo storditi, esterrefatti, ci sembra di sentire la morte e il gas nelle nostre narici.

Trascorriamo una giornata intera in quel campo che, purtroppo, é diventato un raccapricciante segnalibro nel volume della storia del ‘900.

Torniamo a casa con la consapevolezza che dobbiamo raccontare, dobbiamo comunicare ciò che abbiamo visto, perché Auschwitz non è soltanto un’oscura pagina di storia, non è una semplice commemorazione, non è la Disneyland del dolore. Auschwitz è dentro di noi, quando non ci liberiamo della crosta del pregiudizio, quando non abbiamo il coraggio di affermare delle idee controcorrente, è con noi quando deridiamo le diversità.

Grazie Treno della Memoria! Scendiamo dai tuoi vagoni accarezzati dalla brezza della speranza, sostenuti dal desiderio della testimonianza”.

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