IN PREDA A UNA COLICA RENALE VIENE MANDATA VIA DALL’OSPEDALE. DICONO CHE È POSITIVA AL COVID, MA NON È COSÌ

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Molfetta. Risultata positiva al tampone effettuato prima di accedere al Pronto Soccorso, una giovane donna è stata costretta a tornare a casa nonostante i forti dolori

molfettaprontosoccorso250122Si rivolge al Pronto Soccorso in preda a una colica renale, ma viene mandata via perché risultata positiva al Covid. Non riesce ancora a darsi una spiegazione razionale a quanto è accaduto, una giovane donna di Molfetta, protagonista di una storia surreale che ha voluto raccontare alla nostra Redazione attraverso una segnalazione anonima.

La mattina del 10 gennaio scorso la giovane si reca in Ospedale accompagnata da un parente perché riesce a malapena a camminare. I dolori sono forti, non c’è disponibilità di sedie a rotelle e direttamente nell’auto in cui è arrivata viene sottoposta al tampone rapido. Dopo circa un’ora di attesa, trascorsa sempre in auto, un infermiere comunica alla giovane donna che è risultata positiva e che deve recarsi autonomamente presso un presidio Covid.

La paura di essersi contagiata e ancora di più quella di aver potuto involontariamente trasmettere il virus ai suoi familiari la manda nel panico più totale. Nonostante i dolori torna a casa, seguendo il consiglio di sua madre, che intanto allerta il medico di base spiegando tutta la situazione.

Immediatamente si mette in quarantena, isolandosi dal resto della famiglia. Il dottore riesce a gestire la situazione anche a distanza e le prescrive i farmaci da prendere subito. Le condizioni di salute della ragazza, che non lamenta nemmeno un sintomo da Covid, migliorano velocemente. Ma per sua madre c’è qualcosa di strano. Perché la Asl non contatta sua figlia e tutti loro per monitorare la situazione?

«Dopo dieci giorni di isolamento fiduciario – spiega la madre della giovane donna – e dopo cinque tamponi a testa, fortunatamente tutti negativi, tra me, mio marito e nostro figlio minore, accompagno mia figlia in farmacia per sottoporla, a pagamento ovviamente, al tampone che ha accertato la sua negatività. Ma qualcosa continuava a non tornarmi. Con un soggetto fragile in casa, dall’inizio della pandemia tutti noi usciamo il minimo indispensabile, rispettiamo le distanze e portiamo sempre la mascherina. Anche i parenti sono obbligati a indossarla quando entrano in casa nostra. Per giunta mia figlia quel giorno sarebbe rientrata a scuola se non avesse avuto la colica renale, quindi certamente non aveva avuto contatti a rischio. Perciò, per fugare ogni dubbio, mi sono rivolta a un laboratorio analisi per un esame sierologico su mia figlia. Il referto parla chiaro: non ha mai avuto il Covid. Di fronte a questa scoperta ci è caduto il mondo addosso e inevitabilmente abbiamo pensato a tutte quelle persone che, direttamente o indirettamente, proprio come è accaduto a mia figlia, vengono trascurate a causa del Covid e talvolta, purtroppo, perdono la vita. Potevano, e forse dovevano, trasportarla in ambulanza verso il presidio Covid più vicino, eppure l’hanno mandata via nonostante stesse male. Questo atteggiamento non è accettabile dopo due anni di pandemia, perciò ho deciso di raccontare la nostra triste avventura, che per fortuna ha un lieto fine».

 

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