DOMANI A MOLFETTA “MI SEPARO”, LO SPETTACOLO DOVE SI ENTRA IN COPPIA E SI ESCE SINGLE
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Molfetta. L’imprenditore molfettese, gestore della storica DF Disco, racconta cosa sta accadendo all’interno di uno dei settori più colpiti dalla pandemia
Dopo quattro ondate di contagi, lockdown ripetuti e il timore per una nuova variante, resta fermo uno dei settori economici più colpiti dalla pandemia. Le discoteche e gli spazi destinati ai grandi spettacoli dal vivo, dove un tempo si riversava il popolo della notte, hanno assunto un aspetto lunare. A parlare della disastrosa situazione in cui versano tutte le strutture che non hanno chiuso nel frattempo, l’imprenditore molfettese Roberto Maggialetti, gestore dell’ex Divinae Follie, attualmente DF Disco, e attivo nel campo della ristorazione. Stando alle disposizioni governative, lo stop all’apertura delle discoteche termina il prossimo 31 gennaio, ma le prospettive che si intravedono sono tutt’altro che rosee, data la recente impennata dei contagi da Covid.
«Al momento non abbiamo alcuna certezza sulla riapertura – spiega il dottor Maggialetti – dato che il Governo, come al solito del resto, non si è ancora pronunciato sulla ripresa delle attività da parte delle discoteche. Tra l’altro la situazione epidemiologica attuale non pone alternative: la paura diffusa del contagio non consente una riapertura delle discoteche e dei locali con grosse capienze. Noi facciamo divertire la gente e quando manca una tranquillità diffusa, fare bene il nostro lavoro è impossibile. Perciò, al di là delle risposte che il Governo vorrà darci, attendiamo innanzitutto il calo drastico dei contagi. Anche nella ristorazione permane una grave crisi, sintomo appunto del timore collettivo.
Mantenere chiuse delle aziende che hanno notevoli costi fissi di gestione per circa venti mesi – continua Roberto Maggialetti – ha comportato il fallimento di tante realtà del settore e un sacrificio enorme da parte di chi, come me, sta resistendo nonostante la crisi. I ristori elargiti dal Governo sono state briciole in confronto all’emorragia economica che abbiamo dovuto sostenere, facendo fronte anche ai notevoli aumenti registrati sugli importi delle bollette di luce e gas, utenze a cui queste grandi strutture non possono rinunciare nonostante siano chiuse da quasi due anni. Stesso discorso vale per i sostegni ai dipendenti: terminata l’erogazione della cassa integrazione, i costi del personale ricadono ovviamente sulle aziende. La chiusura a ridosso del Natale ha poi dato il colpo di grazia alla categoria: sono stati vanificati insomma tutti gli sforzi fatti in vista della riapertura e di una piccola boccata d’ossigeno per il settore.
Le prospettive per il futuro restano pertanto incerte. Noi imprenditori stiamo pensando peraltro a come rimodulare l’offerta delle discoteche e dei grandi spazi al chiuso, trasformandoli sostanzialmente in contenitori culturali. Gli investimenti da affrontare sarebbero ingenti, perciò speriamo di riuscire in qualche modo a ripartire dalla prossima primavera, o comunque da quando la situazione pandemica rientrerà e il clima diventerà più disteso».
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