IL “MULTIPOTENZIALE” SERGIO SERVILLO MANDA UNA CARTOLINA DAL BRUNEI

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Molfetta. Dopo diverse esperienze nei principali Paesi europei, il professionista molfettese attualmente vive e lavora a Bandar Seri Begawan, capitale del Brunei

molfettaservillocontentLa voglia di esplorare il mondo lo ha spinto a stabilirsi temporaneamente in molti posti, ma mai così lontano. Sergio Alessandro Servillo, professionista in diversi campi dell’informatica, dopo aver girato l’Europa per lavoro, è approdato nel Sud Est Asiatico, sull’isola del Borneo, per l’esattezza in Brunei. Il Sultanato del Brunei è il quarto produttore al mondo di petrolio e il terzo del continente asiatico. Grazie alle sue politiche economiche che lo rendono un paradiso fiscale, il ricchissimo Stato del Brunei, retto da una monarchia assoluta di stampo islamico, ha attirato nel corso degli anni i grossi investitori stranieri e, di conseguenza, tantissimi lavoratori da ogni parte del mondo.

Sergio Servillo è partito da Molfetta alla volta di Bandar Seri Begawan, capitale del Brunei,   

per avviare una collaborazione con la UNN – Unified National Networks, dove ricopre il ruolo di IT Service & QA Manager, ma si occupa anche di altri processi aziendali. «Stiamo creando un’azienda unica, governativa, che raccoglie tutte le infrastrutture della telecomunicazione della nazione: è un progetto molto importante e complesso e sono onorato di farne parte. Sono tecnicamente uno di quelli che viene definito “multipotenziale“. Il mio percorso professionale è iniziato da progettista CAD per poi arrivare alla grafica computerizzata, alla programmazione, alla scultura digitale, all’hacking e altre discipline totalmente da autodidatta. In una parola sola, la curiosità di imparare e provare sempre cose nuove mi ha portato dove sono adesso. Un’altra cosa molto importante che porto nel mio bagaglio culturale è di certo l’intelligenza emotiva. Se la gente ti rispetta, lavora bene con te, ti vede come un leader naturale e non imposto, i tuoi contatti nel mondo del lavoro saranno saldi e duraturi. Gente che ha lavorato con te, ti vorrà nuovamente accanto sapendo che può contare su di te e tu su di loro. Sostanzialmente consiglio a chi mi legge: date sempre il meglio di voi e divertitevi».

Sergio racconta che dopo l’esperienza in Germania e in giro per l’Europa è tornato a Molfetta per qualche mese, ma subito ha avvertito che la sua città gli stava stretta. Appena ha iniziato a cercare lavoro all’estero gli sono piovute addosso decine di offerte, tutte allettanti e perfettamente in linea con le sue capacità e con le sue aspettative. Perciò ha deciso di fare le valige e traferirsi in un Paese culturalmente molto diverso dal nostro, oltre che molto distante.

«L’impatto culturale è stato di certo forte – racconta Sergio Servillo – ma basta avere una mente aperta. Sono io quello diverso qui e non viceversa. Devi imparare le regole e rispettare usi e costumi totalmente dissimili dai tuoi. Puoi soltanto allargare i tuoi orizzonti se ti lasci andare è bellissimo. Qui sono tutti estremamente gentili e disponibili. Mi sento davvero il benvenuto. Amo viaggiare e conoscere nuove culture, confrontarmi con ambienti e persone differenti. Provare nuove esperienze lavorative, sociali e culinarie. Tutto questo puoi sperimentarlo solo viaggiando e mettendoti alla prova. Non sarò qui in pianta stabile, però, il mio progetto è a termine. Vedremo dove mi porterà in futuro quel vento di cambiamento che soffia incessantemente nella mia testa.

Come gli altri molfettesi che abbiamo intervistato, anche Sergio ammette di sentire la mancanza della sua città, tant’è che afferma: «Vivo un conflitto eterno quando non sono lì, ti manca la tua terra, i tuoi amici, i sapori, il mare e dall’altra parte ho voglia di qualcosa di diverso e di non tornare. Mi sento, sostanzialmente, come una sorta di dicotomia vivente. Sento meno la mancanza dell’incuria che caratterizza la nostra città, di quelle attività tipiche poco stimolanti e “i fossi”. Guardata da così lontano, Molfetta mi sembra bellissima e unica, ma maltrattata dai propri cittadini. Sono certo che se i molfettesi viaggiassero di più e soggiornassero più a lungo all’estero, avrebbero più rispetto per quella città così bella e così fragile. Vedere il senso civico che caratterizza altre nazioni, spero, li spingerebbe ad amare di più la nostra città e a trattarla come merita».

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