DOMANI A MOLFETTA “MI SEPARO”, LO SPETTACOLO DOVE SI ENTRA IN COPPIA E SI ESCE SINGLE
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Molfetta. Il contributo congiunto delle due associazioni celebra tutte le eroine di Molfetta che hanno lottato per l’emancipazione femminile
A fine Ottocento il movimento delle “Suffragette” pose al centro il problema della donna nella società e solo grazie all’avvento della Prima Guerra Mondiale ebbe effettivo compimento. Considerato l’altissimo numero di uomini impiegati al fronte, toccò alle donne colmare gli enormi vuoti lasciati dai combattenti che occupavano diversi campi del mondo del lavoro.
Molfetta subì il riflesso dei grandi eventi che sconvolsero sia l’Europa sia il mondo intero con le stragi compiute durante la prima e la seconda guerra mondiale. Molto critico per la città fu il periodo tra il 1943 ed il 1945.
Infatti Molfetta subì due bombardamenti, uno il 16 Agosto del 1943 (da parte dell’aviazione inglese) in via Giacomo Salepico angolo Galleria Patrioti molfettesi, in cui perse la vita la diciottenne Anna Sciancalepore per i traumi subiti dal bombardamento.
Il secondo bombardamento avvenne il 6 Novembre dello stesso anno (questa volta da parte dei nazisti) in via Capitano De Gennaro N° 17. Le vittime di quest’ultimo furono 6: Amato Margherita di 25 anni, Amato Angela di 6 anni, Amato Francesco di 4 anni, Amato Nicolò di 1 anno, Caputo Cosmo di 35 anni e De Candia Antonio di 2 anni. I corpi di 4 vittime furono trovati il giorno seguente sotto le macerie.
Molte donne rimasero vedove di guerra, e prive di mezzi di sostentamento, si dovettero rimboccare le maniche svolgendo i mestieri più umili. Grande fu l’opera del sindaco Gen. Luigi Amato che collaborando con le Associazioni Mutilati ed Invalidi di Guerra e Combattenti e Reduci, funzionando anche come patronati, aiutò molte donne a trovare un lavoro e a fornir loro le licenze di attività commerciali.
Altre famiglie furono aiutate con le prime forme di strumenti di welfare come i buoni alimentari.
In rappresentanza di tutte le donne vogliamo ricordare le più coraggiose di Molfetta: Gaudio Antonia (ved. Armenio, deceduta nel 1998) che è stata presidentessa dell’Associazione Vedove e Orfani di Guerra e si è sempre prodigata per il volontariato aiutando i più deboli, tanto da ricevere una medaglia con attestato di benemerenza, Albanese Maria Pace, Albanese Vincenza, Altomare Raffaella, Amoruso Maria Messina, Anelli Angela, Centrone Carmela Antonia, Arces Maria Francesca, Belgiovine Maria, Bucci Anna, Capurso Giuseppa Annunziata, Colaprice Anna Guerriera, Coppolecchia Rosa Vincenza, Cuocci Rosa, De Bari Maria Corrada, De Candia Maria, De Nichilo Chiara, De Palma Chiara, De Pinto Maria Giuseppa, De Tullio Marianna, Gadaleta Giuseppina che dedicò la vita alla manutenzione della cappella cimiteriale, Inglese Maria Carmela, Lapomarda Angela, Mastropasqua Pasqua,Murolo Lucia, Pisani Chiara, Pisani Marta Maria, Primaro Grazia, Ragno Damiana, Rubini Francesca, Vernola Maria.
Rammentiamo anche l’ostetrica Ignazia Armenio conosciuta come “memmer trsor” che fu la mamma di tanti bambini molfettesi e che aiutò molte donne durante il periodo della gravidanza e per l’allattamento dei neonati.
Per troppo tempo, inoltre, è stato dimenticato un eccidio avvenuto il 7 Maggio del 1945, in cui persero la vita le due giovanissime sorelle de Bari Giacomina e Antonia, vittime innocenti di un attentato politico. Ricordiamo soprattutto le donne vittime della violenza dei soldati occupanti, che portò molte di loro al suicidio e altre a lasciare i propri figli, frutti di violenze, presso gli orfanotrofi e ad abbandonare la propria città per la vergogna, sposando per procura uomini che non conoscevano e non amavano perché ingannate da false foto. Il certosino lavoro di ricerca dell’Associazione Eredi della Storia sta dando il giusto riconoscimento a queste donne, tanto da aver fatto intitolare una strada della nostra città proprio alle due sorelline de Bari. Le ultime parole di esse furono: “I segreti che ci siamo portate nel cuore ci hanno uccise ogni giorno, soprattutto perché dimenticate da chi per tanti anni, colpevolmente, ha nascosto la verità.”
In occasione di questa ricorrenza, nelle domeniche 6 e13 Marzo presso la sede A.N.M.I.G. – Eredi della Storia di piazza Mazzini N° 92, dalle ore 11 alle 13, sarà allestita una mostra dal titolo “La donna di cuori” che rimarrà visitabile per chiunque vorrà. In quella circostanza sarà abbrunata la bandiera con un fiocco nero e rimarrà così fino a quando non sarà cessato il fuoco in Ucraina (proprio come fece il professor Pantaleo Carabellese, presidente dell’associazione Combattenti e Reduci, che incappucciò la Nike del monumento ai caduti fino a quando Trieste non divenne italiana, ossia il 5 Ottobre 1954. Ricordiamo che agli italiani di due regioni come l’Istria e la Dalmazia toccò la stessa sorte che sta subendo il popolo ucraino: migliaia di essi furono infoibati o cacciati dalle loro case dai partigiani comunisti di Tito).
Con l’auspicio che l’otto Marzo sia giornata della donna e di speranza, ci uniamo al dolore che sta colpendo il popolo ucraino, soprattutto donne, bambini e anziani, vittime innocenti di una guerra ingiusta, che per fuggire a quelle atrocità sono costrette a lunghe ed estenuanti ore di viaggio per scappare in altri Paesi, pur di mettere in salvo i propri figli e se stesse.
“Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’Umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”
Papa Francesco
Le Associazioni Eredi della Storia e A.N.M.I.G.
Le foto della galleria fanno parte dell’archivio dell’associazione Eredi della storia.
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