GIORNATA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLE DONNE, NON SOLO L’8 MARZO

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Molfetta. All’assemblea aperta della Consulta Femminile di Molfetta, riunitasi nella sala Consiliare di Palazzo Giovene lo scorso 8 marzo, hanno portato la loro testimonianza due ospiti d’eccezione con le loro storie sull’essere donna

consultahome090322In occasione della Giornata Internazionale della donna, tenutasi lunedì 8 marzo, la Consulta Femminile, dopo un lungo tempo di restrizioni dovute alla pandemia è tornata a riunirsi. A presiedere l’assemblea, la Consulta Femminile con la sua Presidente Marta Vilardi, l’Assessora alle Pari Opportunità Luisella de Pietro e il Sindaco Tommaso Minervini.

È stato un evento scandito da momenti di profonda riflessione su quella che è la reale condizione della donna nell’attuale momento storico.

Inevitabile è stato rivolgere il pensiero alle donne ucraine che in queste ore stanno vivendo momenti di disperazione. Purtroppo come in tutti i conflitti le donne sono quelle che devono pagare il prezzo più alto, subendo aggressioni, maltrattamenti ed esodi forzati.

Poi la Presidente ha introdotto due ospiti Sava e Pirita, due donne che da anni vivono a Molfetta e che sono rispettivamente la prima di nazionalità albanese e la seconda di nazionalità finlandese.

Le due ospiti hanno raccontato cosa significa essere donne in Albania e in Finlandia, due nazioni diametralmente opposte per motivi di natura economica, e di conseguenza socio-culturale. Attraverso le testimonianze di Sava e Pirita si è esplorato il tema dei diritti delle donne con un approccio internazionale, cercando di capire in quale posto si può collocare il nostro Bel Paese per quanto riguarda i diritti delle donne e la loro emancipazione.

Toccante è stato soprattutto il racconto di Sava su quella che è la reale situazione dei diritti femminili in Albania, paese dove nonostante vi sia uno stato di diritto, la condizione delle donne sia nel contesto cittadino sia in quello rurale è ancora profondamente radicato alla chiusura della cultura patriarcale. L’Albania, ci spiega Sava, Paese che ama quanto l’Italia è purtroppo una nazione dove la donna è considerata un “otre per sopportare”, un essere inferiore all’uomo sul piano dei diritti. Ad esempio ancora oggi in Albania la donna non può ereditare i beni familiari, perché questo è un privilegio che spetta solo ai figli maschi. Importanti, ci dice Sava, sono i dati nel 2021 relativi ai matrimoni tra uomini adulti e sposebambine.

Una condizione incredibile e diametralmente opposta a quella in cui vivono le donne finlandesi che come ci racconta Pirita hanno ottenuto il diritto di voto già nel 1906 e in realtà ancora qualche secolo prima, quando per circa cento anni, quando la Finlandia nel 1700 era sotto il dominio Svedese, le donne delle famiglie facoltose potevano votare. Un Paese, quello finlandese dove già nella struttura della lingua vi è un’uguaglianza di genere. Il finlandese infatti è una lingua senza genere grammaticale, non esistono nomi maschili e femminili. Date le premesse linguistiche, che poi sono anche culturali, si può ben comprendere perché la condizione delle donne in Finlandia sia agli antipodi rispetto a quella Albanese e di molte altre nazioni, compresa la nostra.

Dopo i racconti anche di esperienze e vissuti personali di Sava e Pirita ci si chiede dove si possa collocare nella scala dei diritti delle donne il nostro Bel Paese. Probabilmente nel mezzo come ha sottolineato l’Assessora alle Pari Opportunità Luisella de Pietro: «Probabilmente l’Italia è in cammino, quindi l’auspicio più grande sarebbe quello di raggiungere degli obiettivi vicini al mondo finlandese portando dietro le nostre tradizioni e ciò che di più bello e importante abbiamo del nostro patrimonio culturale». Ha poi continuato l’Assessora, con una nota di amarezza: «Finché esisterà ancora un data dedicata ai diritti femminili, finché si parlerà di quote rose o della giornata per ricordare che le donne devono avere dei diritti, ritengo che saremo ancora parecchio indietro e lontani dall’obiettivo finale che è quello di sentirsi alla pari».

Sulla stessa linea le parole della Presidente Marta Vilardi la quale ha ribadito che purtroppo vi è ancora qualcuno che fa riferimento a l’8 marzo come giornata di festa, quando invece si parla di Giornata in cui si deve ricordare che anche il genere femminile ha dei diritti. «Nel nostro Paese e non solo, le donne non hanno ancora raggiunto i diritti che vorrebbero, forse sulla carta, ma in maniera pratica non sempre, ed è per questo che l’8 marzo ha ancora un gran senso».

In conclusione La Presidente ha presentato un progetto molto caro alla Consulta che ha dato il titolo allo stesso evento Donne in rete, approvato il 25 novembre scorso, proprio nella giornata contro la violenza sulle donne, all’unanimità dal Consiglio Comunale e dalla Giunta.

Il progetto è concepito per realizzare dei gruppi concreti che siano un supporto concreto per tutte le donne della città.

«La creazione di questi gruppi – ha detto la Presidente Vilardi – avverrà tramite cinque incontri, uno al mese, durante i quali le donne vivendo diverse esperienze collettive potranno trascorrere momenti di condivisione e superare e supportarsi nei momenti difficili della vita».

La strada è lunga, ma noi non smetteremo di percorrerla.

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