LIBRERIA IL GHIGNO, FIRMA COPIE DOMANI CON DIEGO CAJELLI E ANDREA SCOPETTA
Molfetta. L’appuntamento è per domani domenica 30 giugno presso la sede della libreria a partire dalle ore 11.30
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Un encomio dovuto, che si concretizza dopo quasi settant’anni di silenzio sulla vicenda, come spiega il Cavaliere Sergio Ragno, presidente dell’associazione Eredi della Storia, promotrice dell’iniziativa.
«Dobbiamo ringraziare chi ci ha preceduto – spiega Ragno in un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’associazione, a margine della comunicazione ufficiale del Comune di Molfetta – uomini coraggiosi che non hanno voluto portarsi i segreti alla tomba. Già i sopravvissuti della prima guerra mondiale, gli invalidi di guerra ed i combattenti e reduci, seppellirono documenti e cimeli in campagna per non farli vilipendere dai nuovi arrivati. Grazie all’intuito del professor Giovanni De Gennaro ed al Colonnello Michele Pesce, che decifrò le lettere criptate, fu possibile (nell’anno 2001) recuperare tutto il materiale oggi fruibile presso il Museo del Risorgimento e della Grande Guerra. Ancora grazie agli indimenticati Michele Spadavecchia e al Tenente dei Carabinieri Luciano Modugno, i quali ripresero le ricerche abbandonate nel 1945 dal giudice Nardi. Oggi è possibile dare giusto onore e merito a queste due bambine colpevolmente dimenticate per oltre 70 anni. Grazie ai nuovi uomini coraggiosi ed all’Amministrazione Comunale, che con noi sta collaborando per dare il giusto onore ai tanti molfettesi dimenticati dalla storia».
I fatti accaduti il sette maggio del 1945, riferiti alla tragica storia delle sorelle De Bari, risalgono al delicato periodo del secondo dopo guerra, quando anche all’interno delle stesse famiglie vi erano faide ideologiche e spaccature dovute all’epurazione nazifascista.
Nella serata del sette maggio del 1945 la popolazione molfettese scende per le strade ed affolla le piazze cittadine per gioire della effettiva fine della guerra. Giacomina de Bari, sette anni, e Antonia de Bari, diciotto, si trovavano di fronte l’attuale Piazza Minuto Pesce, ove si stava tenendo un comizio, quando la mano di un balordo lanciò, dall’edificio adiacente, una bomba che uccise sul colpo la sventurata Antonia, le cui membra furono scaraventate ovunque, e lasciò agonizzante, per sette strazianti giorni, la giovane Giacomina. Loro furono le due vittime, ma l’attentato fece anche diversi feriti.
Chi fu l’artefice della strage non si è mai realmente saputo. Venne piuttosto trovato un capro espiatorio in un soldato inglese appostato come cecchino sull’attico di palazzo Gallo – Panunzio, ubriaco al momento dell’esplosione. Ma in quel luogo, esattamente dove ci fu la deflagrazione, c’erano due presìdi: uno di militari inglesi, al porto, con compiti di vettovagliamento e, poco più in là, quello fascista (esattamente dove fino a poco tempo fa era la sede dell’I.N.A.M.). La voce che si sparse tra la popolazione, invece, attribuiva la responsabilità ad un manipolo di giovani fascisti che, per controbattere la manifestazione relativa all’avvenuta liberazione, forse per ritorsione o per altri motivi sconosciuti, lanciarono la bomba. Le indagini andarono avanti e si coclusero il giorno in cui entrò in vigore l’armistizio di Togliatti nel 1946: del soldato inglese non si seppe più nulla e i documenti relativi al caso andarono perduti in un incendio avvenuto a Roma.
Molfetta non fu la sola città a subire eventi del genere, ma la soffocante censura dell’epoca fece dimenticare queste tragedie. Il silenzio è calato sulle sorelle de Bari, fino a quando i parenti hanno deciso di raccontare l’accaduto ai soci delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Oggi, le sorelle De Bari riposano al cimitero comunale di Molfetta, insieme ai soldati molfettesi caduti durante la seconda guerra mondiale e, come accaduto per i più valorosi, anche loro saranno ricordate dalle future generazioni grazie all’intitolazione di una strada che porta il loro nome e cognome.
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