MolFest, LE PAROLE D’ELOGIO E I RINGRAZIAMENTI DEL SINDACO MINERVINI SULLA 1°EDIZIONE DEL FESTIVAL
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Molfetta. Avrà inizio alle tre del mattino di domani, come da tradizione, la processione con le cinque statue lignee rappresentanti i Misteri dolorosi
Il giorno della Passione si avvicina e Molfetta si prepara a rivivere, dopo due anni di stop imposto dalla pandemia, l’antica processione penitenziale dei Cinque Misteri curata dall’Arciconfraternita di Santo Stefano. La giornata di oggi, giovedì 14 aprile, dedicata all’esposizione dei simulacri della Passione, meglio conosciuti come “Sepolcri”, proseguirà in un lento scorrere fino a domani, l’atteso Venerdì Santo.
Alle tre del mattino, dal sagrato della chiesa di Santo Stefano ha inizio la processione, le statue si muoveranno lente per le strade del centro sulle note delle marce funebri, fino al ritorno in chiesa previsto per le ore 13. Le cinque statue lignee rappresentano i Misteri dolorosi e raffigurano Cristo che prega nel Getsemani (Crìste all‘ùerte), Cristo flagellato (Crìste alla kelònne), Cristo deriso (Crìste alla chènnèdde), Cristo con la croce e Cristo morto.
Nel 1838, l’Amministrazione dell’Arciconfraternita delibera di affidare le prime quattro statue dei Misteri ad altrettante Confraternite, riservando il diritto di portare la statua del Cristo Morto ai soli Confratelli di Santo Stefano. È da allora che la processione conserva questo assetto organizzativo.
Le statue sono state realizzate a grandezza naturale, con un realismo così intenso da renderle vere e proprie icone di una sofferenza indicibile ma accettata con dignità, che conferisce loro una drammaticità e una suggestione unica nel suo genere.
Difficile attribuire la paternità delle sculture, fatte risalire grazie ai recenti studi alla scuola napoletana del secondo Cinquecento. Ha di recente approfondito l’argomento il molfettese Francesco Stanzione, autore del libro “Ipotesi per una paternità dei misteri della venerabile arciconfraternita di S. Stefano in Molfetta” (editrice l’Immagine). Stanzione si interroga sulle varie interpretazioni circa la paternità di quattro dei cinque Misteri, da sempre attribuiti allo scultore veneziano Giacomo Fielle. La mancanza di prove sulla reale esistenza dello scultore, mai rintracciato, ha spinto gli studiosi a propendere per un’attribuzione alla scuola napoletana del periodo seguente agli inizi del 1600. Stanzione ha approfondito la questione, ricostruendo il contesto storico del 1500 tra Molfetta e Venezia.
Un’operazione che unisce documentazione e fantasia, poiché si conclude con una conversazione immaginaria, fedele alla leggenda veneziana, tra le statue di Gesù alla colonna, Gesù alla canna e Gesù al calvario. Le tre sculture, rimaste sole dopo l’allestimento della statua di Gesù all’orto nella chiesa di Santo Stefano per il “Primo Venerdì d Quaresima”, si raccontano a vicenda l’origine del proprio arrivo a Molfetta.
Foto tratta dal canale YouTube di Trani Religiosa
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