AMMINISTRATIVE, PASQUALE DRAGO SCRIVE ALLA SUA MOLFETTA

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Molfetta. L’ex magistrato Pasquale Drago in una lettera ai molfettesi spiega le motivazioni più profonde della sua candidatura a sindaco

molfettadragocomunali160422«Cara Molfetta, ti parlo come un figlio parlerebbe a sua madre». È questo l’incipit della lettera che Lillino Drago ha rivolto direttamente alla sua città per spiegare le motivazioni più profonde della sua scelta di candidarsi a sindaco, e che è stata pubblicata nelle scorse ore sui suoi nuovi profili social (https://www.facebook.com/lillinodragosindaco), ottenendo in poche ore centinaia di visualizzazioni.

« Il mio sguardo – prosegue il candidato sindaco del centrosinistra nella sua lettera alla città – si posa su di te con immutato amore e con dedizione. Sono nato e vissuto nella zona del porto nel quale era attraccata ‘Santarella’, il peschereccio a vela di mio nonno Pasquale.

Dispiace vedere che oggi l’area dei cantieri è degradata e priva di un progetto che parli della sua storia legata al mare e alle sue attività.

Il gradevole sciabordio del mare e gli struggenti tramonti che da sempre accompagnano le nostre vite ci riportano alla grande marineria e alla valente tradizione dei nostri maestri d’ascia che vedono ancora le imbarcazioni solcare i mari del mondo».

Poi Lillino Drago tratteggia il suo percorso di vita, indissolubilmente legato a Molfetta, dall’impegno giovanile in ambito sportivo sino a quello in magistratura che lo ha portato a combattere in prima persona contro le organizzazioni criminali presenti anche nella nostra città:

«Sono figlio di questa terra. Qui ho studiato, qui ho i miei affetti familiari e le amicizie più durature. La mia adolescenza e giovinezza – trascorse sui campi di calcio prima e di basket, poi – mi hanno insegnato il rispetto delle regole e soprattutto il gioco di squadra. Indossando la toga da magistrato e giurando sulla Costituzione della Repubblica Italiana, ho definitivamente aderito ai valori dell’etica e della giustizia sociale ereditati da mio nonno materno, Michele Nuovo, antifascista e socialista che insieme a suo fratello Carmine ha sempre contestato le brutture del regime. Come sempre ripeto, non mi è stato concesso di lavorare a Molfetta, ma non ho mai mancato di lavorare per Molfetta. Ho contribuito ad estirpare il traffico di droga che aveva piegato la nostra città e ho messo ogni impegno per rendere la legalità un modo di vivere e ridare spazio ai diritti e non ai favori. Cara Molfetta, sono marito e padre e so bene quanta fatica fa ogni famiglia per assicurare ai propri figli un futuro nella propria terra. Noi genitori li alleviamo e diamo loro il nostro affetto incondizionato sperando di non vederli andar via. La nostra comunità invece è la prima tra quelle pugliesi ad avere il più alto numero di giovani che lasciano la città alla ricerca di lavoro al nord e fuori dall’Italia. Abbiamo il dovere, quali costruttori dell’avvenire dei nostri giovani, di impegnarci a fondo per bloccare la fuga dei cervelli, creando possibilità di lavoro in questa meravigliosa città. Una Città che ha visto grandi protagonisti e che oggi mostra tutte le sue ferite e le sue fratture»

Poi Lillino Drago volge lo sguardo al futuro, a quello che serve a Molfetta per rilanciarsi e tornare a offrire opportunità di crescita e di sviluppo per i suoi cittadini: «Noi vogliamo ricucire gli strappi e creare una rete, con la pazienza e la tenacia dei nostri pescatori che col vento o il sole a picco non si risparmiavano nel loro lavoro. Abbiamo bisogno di disegnare un nuovo orizzonte per Molfetta. Vogliamo prendere per mano i piccoli e farli crescere nella nuova città. Pulita e accogliente. Una città aperta ai turisti e chiusa alla delinquenza di ogni genere. Una città inclusiva e solidale che non lasci indietro nessuno, dai poveri agli emarginati, dai diversamente abili agli anziani. Una città sostenibile e ambientalista, a misura di tutti. Una città finalmente libera. Molfetta tornerà a risplendere – è la promessa di Lillino Drago e di tutti coloro che sostengono la sua candidatura –Ne siamo certi. Molfetta merita rispetto».

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