INDOVINA CHI SERVE LA CENA? TRA PIZZA NAPOLETANA E INCLUSIONE SOCIALE: IL PROGETTO CHE COINVOLGE ALCUNI RAGAZZI DISABILI DI MOLFETTA

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Molfetta. Nato da un’idea di Marta Verdesca, è partito lo scorso lunedì presso Il Pizzaiuolo il progetto che vede coinvolti alcuni ragazzi con disabilità e soci dell’Associazione Appoggiati a Me Onlus

molfettailpizzaiuolo021222Oggi 3 dicembre ricorre la Giornata internazionale della disabilità. Per l’occasione vogliamo raccontare una storia che coinvolge alcuni ragzzi con disabilità e che parla di inclusione. Si è svolta a Molfetta, presso il Pizzaiuolo gestito da Roberto Botta, vero maestro della pizza napoletana e Marta Verdesca, naturopata che spesso aiuta il suo consorte nella gestione dell’attività.

I ragazzi, invece, sono soci dell’Associazione Appoggiati a Me ONLUS, impegnata dal 2014 nella promozione e diffusione di una cultura di autonomia votata all’inclusione sociale delle persone con disabilità. Dall’incontro tra Marta e alcune famiglie, socie dell’associazione e clienti della pizzeria è nato e si è realizzato un evento unico, e meritevole di essere raccontato.

Lunedì sera, nella giornata di riposo, Roberto e Marta hanno aperto le porte della loro pizzeria ai ragazzi dell’associazione Appoggiati a me. Otto di loro, di età compresa tra i 17 e i 28 anni hanno sperimentato come si lavora in pizzeria ognuno con una precisa mansione da svolgere: chi in cucina, chi in sala apparecchiando i tavoli, chi prendendo comande o accogliendo gli ospiti, servendo le pietanze.

È stata una serata benefica in cui la pizzeria è stata aperta solo per i ragazzi e i bambini dell’Associazione, che accompagnati dai loro familiari e amici hanno trascorso una serata mangiando dell’ottima pizza a base di tante emozioni e stati d’animo: preoccupazione, ansia da prestazione, paura di sbagliare, gioia per essere riusciti a relazionarsi con i clienti e a prendere per bene una comanda.

Molto soddisfatto ed emozionato il Presidente di Appoggiati a me, Tommaso Gallo, anch’egli tra gli ospiti della pizzeria: «La nostra associazione ha avviato un progetto che mira all’autonomia già nel 2016. Quando abbiamo conosciuto Marta e ci ha parlato del suo progetto, abbiamo ben accolto la sua proposta che si sposa con le innumerevoli attività che i ragazzi svolgono presso la nostra associazione ogni giorno.

Attualmente l’associazione ha 55 iscritti, il più piccolo ha 2 anni, il più grande 28 e svolgono da noi attività psicoeducative con metodo ABA – acronimo inglese di Applied Behavioral Analysis, Analisi del comportamento, un metodo scientifico suggerito dall’Istituto Superiore della Sanità proprio nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico e che nella nostra associazione viene applicato sotto la supervisione della consulente certificata BCBA, la dott-ssa Chiara Ferrari e da un’equipe di professionisti educatori, pedagogisti, psicologi , terapisti di riabilitazione psichiatrica, cordinati dalla dott.ssa Teresa Piumelli, che seguono i ragazzi ricucendo le attività in base alle attitudini e personalità di ciascun ragazzo. Il nostro obiettivo primario – ci spiega Gallo– è rendere autonomi le ragazze e i ragazzi, futuri adulti.

Per far questo però è necessario che ognuno di loro, in base alle proprie attitudini e al grado di disabilità compia un percorso di attività che partendo dallo sviluppo di abilità comunicative, di partecipazione ad un gruppo, passando per il potenziamento di autonomie personali e sociali, giunga allo svolgimento di attività pre-lavorative che li preparino a entrare nel mondo del lavoro. Questa serata è stata per i ragazzi molto importante perché le attività e le mansioni che hanno eseguito, sotto la guida degli operatori, sono altri importanti tasselli che contribuiscono a creare un percorso formativo finalizzato all’inserimento del lavoro, per un futuro dignitoso».

Ovviamente tanta l’emozione da parte di Marta e Roberto. «Forse per la mia sensibilità e probabilmente per deformazione professionale – ci dice Marta – sono rimasta coinvolta emotivamente ed affettivamente, e ho pensato a un modo per sostenere queste famiglie e l’associazione di cui fanno parte. Avendo a disposizione la pizzeria – continua Marta dagli occhi vispi ed emozionati – ho pensato di poter contribuire e sostenere il progetto che mira a rendere autonomi questi ragazzi attraverso attività di inclusione sociale. E finalmente siamo riusciti a realizzare questa serata che spero sia la prima di una lunga serie. Sono molto contenta di aver fatto questa esperienza unica. Mi piacerebbe portare avanti e trasformare in un sogno più grande questo progetto, aprire un ristorante gestito dai ragazzi con disabilità, perché nessuno deve essere escluso e ognuno di noi è un piccolo puzzle che ha bisogno di trovare il suo posto».

 

 

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