CARNEVALE, UNA TRADIZIONE STORICA CHE MOLFETTA HA PERSO NEGLI ANNI E CHE ANDREBBE RECUPERATA

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Molfetta. Nei giorni di Carnevale in tanti ricordano la grande festa di comunità che la cittadinanza ha perso l’abitudine di celebrare
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Nei giorni clou del Carnevale in tanti ricordano con nostalgia la grande festa di comunità che inondava di colore e musica piazze e strade del centro cittadino. Risalgono ormai a oltre dieci anni fa le ultime imponenti sfilate di carri allegorici e mascherine, che si inserivano in un canovaccio rituale sospeso tra leggenda e attualità, tra farsa e scaramanzia.

Di tutto ciò oggi resta solo il nostalgico ricordo delle generazioni che hanno vissuto quei momenti e che hanno contribuito a rendere Molfetta famosa anche oltre i confini regionali per le meravigliose sculture realizzate dai mastri cartapestai cittadini e per quell’avvolgente atmosfera di festa a cui era impossibile sottrarsi.

Oggi, all’infuori dei bambini, la cittadinanza sente il Carnevale poco e niente, ma la voglia di tornare a festeggiare resta e non mancano lamentele e accuse all’indirizzo degli amministratori attuali e passati.

«Un cronista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” definì quello di Molfetta “Il Carnevale del basso Adriatico” ­– ricorda Dario La Forgia del Movimento Cinque Stelle – poiché era un evento caratterizzato dalla grande sfilata dei carri allegorici di cartapesta in Corso Umberto, accompagnati dalle bande musicali e dall’allegria generale di persone vestite in maschera, soprattutto i bambini.

Bisognerebbe programmare questo evento con largo anticipo, supportando il grande lavoro dei maestri della cartapesta, impegnati nell’ideazione ma soprattutto nella realizzazione di carri e scenografie. Per poter ridare lustro a questo mestiere, si potrebbe istituire una vera e propria “Scuola della lavorazione della cartapesta”. Questa può essere una delle sfide dei prossimi anni. È una sfida che va coltivata e alimentata con la partecipazione e gli sforzi della città, coinvolgendo scuole, associazioni, commercianti e tutti coloro che sono disposti a metterci passione, per ridare identità al Carnevale molfettese».

«Nel passato più recente purtroppo – il commento di Giovanni Infante, consigliere comunale di Rifondazione Comunista / Più di Così – del Carnevale non rimane che uno sbiadito ricordo. Risultato del disinteresse Amministrativo e dell’incapacità di visione dell’assessorato alla cultura, tanto più lampante a fronte delle celebrazioni avvenute nelle limitrofe Ruvo, Spinazzola e persino Corato e Giovinazzo. Insomma, torniamo a constatare l’ovvio: Molfetta ridotta a deserto comunitario, con la cementificazione selvaggia a supplire il ruolo di collante di una società sempre più spenta e con gli spazi di aggregazione che si annullano. Riscoprire la leggerezza del Carnevale, che ha origini lontane a Molfetta, gioverebbe alla città non solo in termini di divertimento: significherebbe riattivare maestranze della cartapesta, associazioni culturali, scuole di danza, tecnici e operatori, rimettendo in moto settori duramente colpiti dalla pandemia».

 

Foto di Rosa Mancini

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