IL ROBOT CHE PARLA AI BAMBINI, PARTITO DA MOLFETTA IL PROGETTO “TI APHEL E TI RACCONTO” APPRODA IN ALTRE SEI SCUOLE DELLA PUGLIA

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Molfetta. Entra in altre sei scuole pugliesi “Ti Aphel e ti racconto”, il progetto che mette a disposizione dei bambini in cura nel reparto di oncoematologia pediatrica del SS. Annunziata di Taranto, intitolato alla giornalista "Nadia Toffa", un robot che parla e interagisce con loro
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Aphel parla la lingua dei ragazzi del Liceo Scientifico “A. Einstein” di Molfetta. Usa le loro parole per raccontare storie e la loro fantasia per esprimere emozioni. Intrattiene così i piccoli pazienti del reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto e, mentre si sottopongono alle terapie, interagisce con loro attraverso il racconto o proponendo dei simpatici quiz di matematica o latino. Non solo, proprio come farebbero i ragazzi che lo hanno programmato, Aphel va incontro ai bambini e li abbraccia.

Questo è il grande risultato raggiunto al termine di un lungo percorso di collaborazione tra gli studenti delle seconde classi del dipartimento di matematica del Liceo Scientifico “Einstein”, la dirigente Giuseppina Bassi e i docenti coinvolti, e i ricercatori di Predict Healtcare, azienda barese che si occupa dello sviluppo di tecnologie innovative nel settore dell’healthcare.

Si è tenuta ieri, martedì 22 febbraio, la presentazione della seconda fase del progetto, che coinvolge altre sei scuole pugliesi, nella speranza che possa valicare in un prossimo futuro anche i confini regionali. Grazie al sostegno della divisione UCIIM Molfetta-Giovinazzo, alcuni professori del Politecnico di Bari e oltre novanta docenti provenienti da scuole di diverso ordine e grado dei Comuni di Molfetta, Giovinazzo, Trani, Bisceglie, Casamassima e Ostuni, hanno partecipato al laboratorio di robotica incentrato sulla programmazione di Aphel, tenuto dagli studenti del Liceo Scientifico “Einstein” che hanno svolto il lavoro di programmazione sul robot lo scorso anno.

«Questo progetto è stato essenziale per la nostra crescita personale e culturale – spiegano i ragazzi coinvolti – perché, oltre ad aver lavorato sulla programmazione di Aphel, ci sentiamo partecipi dell’aiuto dato attraverso il robot ai piccoli pazienti e agli operatori sanitari dell’ospedale pediatrico di Taranto. Per la realizzazione degli elaborati, in base alle competenze di ciascuno, abbiamo deciso di dividerci in nove gruppi di lavoro, ciascuno dei quali ha svolto un compito differente. Alcuni si sono occupati della parte grafica e quindi dell’estetica, con la creazione di immagini, video animati e l’associazione di suoni alle immagini, altri invece si sono occupati delle storie e quindi della trascrizione sul file manager. Mentre il robot racconta la storia, sullo schermo passano animazioni video, immagini, illustrazioni disegnate da noi e testi, con cui spesso è possibile interagire».

«Il progetto, partito lo scorso anno con la collaborazione della Predict – spiega la dirigente Giuseppina Bassiè stato avviato per consentire ai ragazzi di imparare a programmare i robot, in particolare l’umanoide Aphel, utilizzato nei reparti di malattie oncologiche, in particolar modo nel reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, dando la possibilità ai piccoli pazienti di scaricare ansie e tensioni soprattutto mentre vengono sottoposti alle terapie specifiche, durante cui non possono essere accompagnati dai genitori. Aphel è stato programmato dai nostri ragazzi per raccontare storie, sottoporre indovinelli e interagire con bambini e ragazzi di diverse età, grazie alla varietà delle storie, alla cura della veste grafica e alla semplicità dell’interazione. La novità di questa seconda fase del progetto – conclude la dirigente Bassi sta nel coinvolgimento di altre scuole pugliesi, attraverso questo momento di formazione e altri che seguiranno, affinché questo progetto possa estendersi anche al di fuori del territorio comunale».

«Speriamo che questo tipo di sodalizio possa essere replicabile anche in altri territori – riferisce Monica Carella, responsabile di progetto per Predict Healtcare – perciò continuiamo ad arricchire il bagaglio di storie che Aphel racconta, anche grazie a momenti formativi come quello di oggi, da cui verranno fuori sicuramente tanti spunti creativi, affinché il nostro progetto possa rappresentare un modello anche per altri contesti. Attualmente Aphel è presente anche a L’Aquila, presso il CRRA – centro di riferimento regionale per l’autismo dell’Università, dove portiamo un progetto di sostegno al personale medico sanitario. Aphel praticamente funge da veicolo tra bambino e specialista nella somministrazione di alcuni test che servono a stadiare il livello di autismo e che nella versione “digitalizzata” riescono naturalmente a coinvolgere molto di più i bambini che li eseguono».

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