OSPEDALE DI MOLFETTA, PAZIENTE APPENA OPERATA DENUNCIA: «ABBANDONATA PER TUTTA LA NOTTE»

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Molfetta. In degenza presso il reparto di Chirurgia, la paziente riferisce di non aver ricevuto assistenza dal personale sanitario la notte successiva all’intervento
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Operata di giorno e lasciata sola di notte. Una paziente ricoverata nel reparto di Chirurgia dell’ospedale “don Tonino Bello” di Molfetta per sottoporsi a un intervento racconta di non aver ricevuto adeguata assistenza nelle ore successive, in particolare quelle notturne.

La paziente, una donna di Molfetta afflitta da disturbi dell’alimentazione, ha inviato la sua testimonianza in Redazione per denunciare un modo di operare che non le è sembrato episodico e che potrebbe rivelarsi ben più dannoso se riservato a persone ancora più fragili.

«Tra gli ultimi giorni di febbraio e i primi di marzo – riferisce la paziente – sono stata ricoverata in chirurgia a Molfetta per un intervento. Tutti bravi e professionali, dai chirurghi a operatori sanitari e infermieri. Prima dell’intervento mi è stato riferito che mi sarei potuta alzare il giorno successivo, anche per espletare i bisogni fisiologici e, fino alla sera, tutto bene. Le infermiere e gli assistenti mi hanno aiutata in ogni modo, ma appena è iniziato il turno di notte la situazione è cambiata.

Infermiere e OSS entrano nella stanza e mi dicono che posso muovermi e alzarmi, quindi posso anche andare in bagno da sola. Il dolore non mi permetteva di fare grandi movimenti, nonostante ciò mi hanno abbassato le sbarre del letto e distanziato il comodino. Mentre si allontanavano sentivo che una delle infermiere commentava con ironia la mia magrezza. Pochi minuti dopo sento la stessa infermiera che mentre passa aggiunge: “questa non muove nemmeno le gambe”.

Ho passato una notte insonne, trattenendo a stento la pipì. Alle cinque del mattino, stremata, ho chiesto assistenza per essere accompagnata in bagno e per avere un calmante. Mi hanno sollevata tipo sacco di patate e hanno lasciato che in bagno ci andassi da sola, senza aspettare, cosa che invece andava fatta. Ho avuto appena la forza di riferire ad una delle due che avevo sentito troppi commenti. Mi chiedo se queste persone, che operano all’interno di presidi sanitari, sanno che esistono disturbi dell’alimentazione. E ancor più mi chiedo se lo stesso atteggiamento venga  riservato ad anziani e persone ancora più fragili di me. Nessuno va in ospedale con piacere e questi atteggiamenti rendono il tutto più frustrante».

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