IL RICORDO DI DON TONINO E LE PAROLE DI PACE E DI AMORE DI NICHI VENDOLA APRONO IL SIPARIO SU INFLAMMATUS

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Molfetta. Inflammatus la rassegna di musica sacra promossa dalla Fondazione Valente con la direzione artistica di Sara Allegretta ha avuto inizio ieri sera con l'evento “Pensieri di Pace in parole e musica”. Presso la Chiesa di San Domenico, Nichi Vendola ha commosso il pubblico con il suo racconto sull'amato don Tonino Bello
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Ieri sera nella Chiesa di San Domenico ha avuto inizio Inlfammatus, il festival di Pasqua della Fondazione Valente con la direzione artistica di Sara Allegretta. A dare il la alla rassegna di musica sacra, quest’anno alla sua seconda edizione, l’evento “Pensieri di pace in parole e musica”.

Nella chiesa di San Domenico ieri sera protagonista attraverso le parole di Nichi Vendola e il soave Requiem di Mozart è stato don Tonino Bello. A trent’anni dalla scomparsa, la sua mancanza è ancora una grande voragine da colmare. Ma ieri sera si è quasi compiuto un miracolo, perché la presenza di don Tonino è stata quasi tangibile ed è passata dal tenero ricordo e racconto che ha fatto di lui Nichi Vendola.

Il ricordo di Vendola è passato attraverso il suo scritto “Carissimo amico perduto e ritrovato ogni giorno”, pubblicato su www.dontoninobello.info. Un progetto di raccolta dell’antologia degli scritti online, della Biblioteca e della Bibliografia di don Tonino. Parole quelle di Vendola che hanno commosso, come se fossero quelle di un figlio per il padre perduto.

Il poeta e giornalista ha condiviso con il pubblico di San Domenico i sui ricordi del vescovo salentino, narrando di lui la sua essenza, la sua umanità, la sua unicità attraverso le tappe più importanti della sua vita di uomo, di vescovo. Parole cariche di ricordi, intrise di emozioni personali che hanno raccontato momenti, incontri e situazioni vissute con don Tonino, che in alcuni passi è stato possibile quasi vedere, tanto è stato il trasporto e l’intensità con cui Vendola le ha narrate e regalate al pubblico. Parole struggenti per parlare di un uomo eccezionale e di “quell’assenza che brucia”.

Un racconto che ha svegliato i ricordi di ogni singolo astante che ha avuto la fortuna di conoscere anche solo per poco don Tonino, il vescovo della strada, figura necessaria ai nostri tempi. Un vescovo, e questo è bene ricordarlo, come ha ribadito Vendola, che è stato molto amato ma anche anche inviso al potere, a chi la guerra la sosteneva.

Un vescovo di pace, ma anche “vescovo della parresia e profeta della scomodità“. Per questo «parlare di don Tonino – sottolinea Nichi Vendola – non può essere solo fatto meramente celebrativo, un rito di nostalgia, di commemorazione. Le sue parole nella loro disperante umanità ci servono come lanterne per illuminare i nostri passi in questi giorni di buio. Per non smarrirci in questa troppo lunga notte della disumanità».

Giorni lunghi, amari e sconvolti dalle guerre, dai terremoti, dalle calamità. Tempi in cui l’umanità è colpita da numerosi lutti. Tempi in cui è necessario alzarsi le maniche della camicia, mettersi abiti da lavoro e lavorare duramente per la pace, per la serenità mondiale.

Il racconto di Vendola ha poi lasciato spazio al Requiem di Mozart per soli coro e pianoforte, affidato all’esecuzione del Coro Polifonico barese “Biagio Grimaldi” “Florilegium Vocis – Choir”, con la direzione del M° Sabino Manzo. «Un concerto – come ha sottolineato Sara Allegretta – per ricordare tutte le vittime delle guerre, le vittime dei naufragi, le vittime dei terremoti. Un requiem che possa portare un poco di serenità in un periodo storico particolare e delicato».

Una serata dedicata alla pace, un evento fatto di voci, musica e parole che ci fanno riscoprire il significato delle cose vere, degli ideali giusti per cui bisogna insistere e lottare non con l’arco della guerra, ma con l’arco della pace. Bellissima e meritevole di essere riportata e condivisa la preghiera con cui Vendola ha chiuso il suo intervento.

Una preghiera che Nichi Vendola ha donato a un gruppo di cittadini pugliesi in questo momento in missione di pace verso l’Ucraina. «Sono uomini – spiega Vendola – che non stanno portando a Kiev armi, ma un’ opera sacra, una scultura rappresentante San Michele Arcangelo. Un’azione che va controcorrente in tempi di adeguamento alla cultura della guerra, in tempi di reclutamento dei nostri cervelli. Questa preghiera si chiama “Preghiera di Pace”

Donaci, o Signore un riparo, per l’angelo custode colpito al primo sparo della guerra del cielo, nel giorno più amaro che spense l’azzurro con il suo fuoco nero

Donaci, o Signore una bara bianca come la neve per questo tempo di cenere che sputa e che beve bambini figli del grembo celeste ignari dei loro assassini

Donaci, o Signore, una barca per scalare le onde e il silenzio contare tutti i pesci del mare pescare i vagiti ed i morsi di chi non può più nuotare dacci oggi un pane e i rimorsi un segno un profumo una voce e la forza di osare

Donaci, o Signore, un’elica o un’arca di sogni e di salvezza andremo a pesca dei figli in faccia alla brezza del mondo cammineremo sulle acque nel fondo della sera c’è sempre un’alba nuova dopo una preghiera ogni stella è una nuova frontiera

così sia». 

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