20 APRILE 1993 – 20 APRILE 2023, TRENT’ANNI SENZA DON TONINO IL VESCOVO DEL CORAGGIO

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Molfetta. Trent'anni fa la nostra città e l'umanità perdevano don Tonino Bello, il vescovo degli ultimi, l'uomo dal grande coraggio che manca a noi suoi eredi e di cui abbiamo fortemente bisogno
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Trent’anni fa Alessano, Molfetta, questo mondo terreno hanno perso una tra le creature più umane, gentili, carismatiche e coraggiose, don Tonino Bello.

Impossibile dimenticare l’oceano di folla presente ai suoi funerali celebrati all’aperto sulla piazza antistante il Duomo di San Corrado. È stato invece possibile nel tempo allontanarsi dai suoi insegnamenti, dai suoi esempi diventando una comunità più egoista, razzista e priva di ogni senso di pietà, solidarietà, umanità.

Come tanti concittadini, chi scrive ha avuto la fortuna di conoscere don Tonino e di ricevere da lui una carezza e un sorriso grande e amorevole. Quello stesso sorriso gentile che l’amato vescovo ha portato con sé nei luoghi martoriati dalla scempiaggine umana, per regalare speranza a chi era stato per sempre segnato dalle brutalità della guerra.

A trent’anni di distanza, la mancanza di un uomo come lui non solo nell’ambito ecclesiastico, ma anche in quello politico, sociale, educativo, culturale è grande.

Don Tonino il vescovo con il grembiule scendeva per strada andando nei posti più remoti della nostra città, Molfetta, a recuperare gli ultimi, i tossicodipendenti, i miserabili scordati dalla gente per bene. Dalle stesse persone con il rosario in mano che gli strizzavano l’occhio e lo compiacevano, senza condividere le sue azioni, la sua idea di chiesa.

Quella stessa categoria di persone che oggi si accanisce contro gli immigrati, che per disperazione e fame rischiano la morte pur di salvarsi. Quella stessa specie di gente che è pronta a sottolineare il “colore” della pelle quando si deve accusare qualcuno di fatti beceri, anche in caso di evidente innocenza o mancata prova di colpevolezza.

Avremmo bisogno ancora di te don Tonino, del tuo sguardo morbido e severo per ammonirci, quando le tue parole le leggiamo soltanto e non le mettiamo in pratica, non solo con i più disperati della Terra, ma a partire dal debole più vicino a noi.

È di coraggio che abbiamo bisogno, come lui stesso scriveva in una lettera di auguri pasquali che qui riportiamo per ricordare le sue parole. Per sentire ancora una volta quella sua dolce carezza sul volto.

Cari amici,

come vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole.

Come vorrei togliervi dall’anima, quasi dall’imboccatura di un sepolcro, il macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla vostra letizia, che blocca la vostra pace!

Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: “coraggio!”.

La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il programma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non la catastrofe. Non l’olocausto planetario. Non la fine. Non il precipitare nel nulla.

Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi. Coraggio disoccupati. Coraggio giovani senza prospettive, amici che la vita ha costretto ad accorciare sogni a lungo cullati.

Coraggio, gente solitaria, turba, dolente e senza volto. Coraggio fratelli che il peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che la povertà morale ha avvilito.

Il Signore è risorto proprio per dirvi che di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno sepolcrale che non rotoli via.

Auguri. La luce e la speranza allarghino le feritoie della vostra prigione.

Vostro don Tonino Bello“.

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