DOMANI A MOLFETTA “MI SEPARO”, LO SPETTACOLO DOVE SI ENTRA IN COPPIA E SI ESCE SINGLE
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Per respingere un progetto che definiscono “scellerato”, le organizzazioni sindacali di SLC-CGIL-Fistel-CISL UILCOM-UIL hanno indetto ieri, martedì 9 maggio, lo stato di agitazione all’interno della Network Contacts, intraprendendo un percorso assembleare per spiegare ai lavoratori e alle lavoratrici le ragioni della protesta e condividere le successive azioni di lotta.
L’apertura dello stato di agitazione giunge a margine del mancato accordo sulla conferma del piano industriale presentato dall’azienda in sede di negoziazione sindacale, che prevede, tra le altre cose, il trasferimento verso le sedi di Taranto e Palermo di oltre mille dipendenti.
Parlano perciò di “licenziamenti camuffati” le sigle sindacali, con cui l’azienda aveva intrapreso nelle scorse settimane un percorso di confronto che, di fatto, non ha portato a nessun accordo. Stando a quanto comunicato dalle sigle sindacali, durante l’ultimo incontro di lunedì 8 maggio la Network ha proposto una riorganizzazione che prevede una sostanziale riduzione del costo del lavoro e la concentrazione in poli produttivi, in base al mercato di riferimento, con conseguente trasferimento delle lavoratrici e dei lavoratori.
«La soluzione temporanea proposta dall’azienda – scrivono le OOSS di SLC-CGIL-Fistel-CISL UILCOM-UIL – la si vorrebbe trasformare in strutturale, mortificando definitivamente il CCNL delle TLC e ponendo come unica alternativa il trasferimento del personale, rinunciando quindi alla risorsa del lavoro agile. Il perimetro delle proposte presentate, nei vari incontri, da parte dell’azienda si basava sui seguenti punti: taglio alla tredicesima; congelamento degli scatti di anzianità, ridotta maturazione dei permessi in favore della banca ore formazione; conferma della gestione economica delle 12 giornate di festività; calcolo diverso del TFR esclusivamente sullo stipendio base con maturazione ridotta; norma di contrasto alle malattie brevi; pagamento dello straordinario/supplementare in modalità ordinaria; innalzamento da 12 a 24 mesi per il primo passaggio inquadramentale per i neo assunti».
Sempre durante l’ultimo incontro sono state apportate alcune correzioni legate alla tredicesima mensilità e alla possibilità di incentivi all’esodo su base volontaria. Irricevibile il quadro prospettato dall’azienda anche secondo l’Unione Sindacale di Base delle sedi di Taranto e Molfetta, promotrice dello sciopero dello scorso 5 maggio presso la sede tarantina.
«Il grande successo dello sciopero a Taranto contro l’iperflessibilità dei turni, i tagli alla retribuzione contrattuale e ai costi della sicurezza – si legge nella nota delle USB Taranto e Molfetta – ha dimostrato come le lavoratrici e i lavoratori indipendentemente dalle sedi in cui sono impiegati sono stanchi dell’arroganza aziendale che sta scaricando sulla parte più debole l’assurdo meccanismo ricattatorio e perverso degli appalti al massimo ribasso. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro congiunto tra lavoratrici e lavoratori delle sedi di Molfetta e di Taranto per discutere della mobilitazione da mettere in campo per far fronte alla situazione, per ribadire ancora una volta il NO al Piano industriale aziendale e per scongiurare altri accordi al ribasso come quello del 2019, che hanno colpito diritti e retribuzioni e non hanno scongiurato i licenziamenti».
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