NAUFRAGIO FRANCO P, A UN ANNO DALLA TRAGEDIA MOLFETTA INVOCA VERITÀ

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Molfetta. Ieri le celebrazioni solenni in ricordo delle vittime. Il 16 giugno è fissata l’udienza dinanzi al Gip per l’incidente probatorio
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A un anno dal naufragio del rimorchiatore Franco P, restano ancora tutte da definire le cause che provocarono l’affondamento al largo della costa barese e la morte di cinque membri dell’equipaggio. Nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2022, mentre rimorchiava il pontone AD3 alla volta di Durazzo, il rimorchiatore ha iniziato a incamerare acqua e si è inabissato in meno di mezz’ora.

Questo è quanto emerso dalle dichiarazioni dei membri dell’equipaggio del pontone, testimoni oculari della tragedia su cui indaga la Procura di Bari. Ieri, giovedì 18 maggio, Molfetta ha onorato la memoria e pregato per Mauro Mongelli e Sergio Bufo, rispettivamente di 59 e 60 anni, i due marittimi molfettesi dispersi nel naufragio e dichiarati qualche mese fa, grazie all’intercessione del Comune di Molfetta, ufficialmente deceduti.

Una corona di alloro e un mazzo di fiori sono stati deposti in mare dalla Capitaneria di Porto di Molfetta e dai parenti saliti a bordo della motovedetta 626. Successivamente, nel Duomo di San Corrado, è stata celebrata una messa in suffragio dei due marittimi molfettesi, i cui corpi giacciono probabilmente a mille metri di profondità, all’interno del relitto.

A rivelare fondata questa ipotesi saranno le immagini registrate dal drone sottomarino impiegato per ispezionare il Franco P. dall’interno e dall’esterno. La perizia, che si inserisce nelle attività relative all’incidente probatorio richiesto dal Pm Luisiana Di Vittorio e disposto dal Gip Francesco Mattiace ad agosto scorso, potrebbe rivelare con esattezza le cause che hanno portato il rimorchiatore all’inabissamento.

È dietro l’angolo la prima udienza, fissata per il 16 giugno prossimo, durante cui saranno presentati e discussi gli esiti delle varie perizie eseguite negli ultimi mesi, volte a rilevare, tra le altre cose, la «regolarità delle procedure di rimorchio del pontone galleggiante» e quali siano state «le procedure di sicurezza di soccorso messe in atto dagli equipaggi, in particolare a partire dal momento di lancio dell’allarme».

Il sospetto è, infatti, quello che l’Ad3 fosse troppo carico e che il rimorchiatore abbia incamerato acqua a causa di un cedimento strutturale, ma al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche l’ipotesi di un violento impatto tra i due mezzi.

Sono indagati per cooperazione colposa in naufragio e omicidio colposo plurimo il comandante Giuseppe Petralia, unico sopravvissuto al naufragio, assieme agli armatori Antonio Santini e Stefano Marchionne, rispettivamente legale rappresentante e presidente della società Ilma di Ancona, proprietaria di rimorchiatore e pontone.

L’ispezione con il drone sottomarino era finalizzata, inoltre, a indagare sulle condizioni del rimorchiatore, su «eventuali deformazioni strutturali», ma anche di «ispezionare gli spazi interni e verificare l’eventuale presenza dei corpi dei due membri dell’equipaggio oggi ancora dispersi».

Le famiglie Bufo e Mongelli, che ieri hanno rivissuto i terribili momenti di un anno fa, attorno a cui si stringe solidale l’intera comunità molfettese, non si daranno pace finché non sapranno la verità sul naufragio e non avranno una tomba su cui piangere i propri cari.

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