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Quanto è cambiata la lingua molfettese nel tempo? E perchè ci sono parole nel nostro dialetto che possono avere due articoli ad esempio “r’latt” e “u latt”. Oppure perchè il termine “cull” o “cullett”, di chiara derivazione dall’italiano, ha sostituito il termine molto più remoto e di origine greca ”néche”? Queste e molte altre sono state le curiosità al centro dell’incontro dal titolo “Come è cambiato il dialetto molfettese” organizzato dall’Associazione Molfettesi nel Mondo Rodolfo Caputi.
L’evento che si è svolto lo scorso 1 giugno presso l’Auditorium Madonna della Rosa ha coinvolto anche le comunità di molfettesi in America e in Australia che hanno seguito e partecipato attivamente all’evento grazie a una diretta trasmessa sui canali social dell’Associazione.
Ospite e relatrice della serata Federica Breimaier, ricercatrice dell’Università di Zurigo. La dottoressa, nello specifico, si occupa di psicolinguistica, la disciplina che studia i fattori psicologici e neurobiologici che stanno alla base dell’acquisizione, della comprensione e dell’utilizzo del linguaggio negli esseri umani.
La dottoressa torinese di origine, da cinque anni sta conducendo una ricerca, oggetto di dottorato, sul genere neutro esistente in alcuni dialetti, tra cui il molfettese, che con il passare del tempo, a causa della pressione della lingua italiana sta scomparendo come genere.
Durante l’incontro della scorsa serata la dott.ssa Breimaier ha presentato alla città l’ultimo step della sua ricerca, ancora in atto, che sta coinvolgendo un gruppo di 75 molfettesi, dai 18 ai 70 anni, a cui sta somministrando dei test per analizzare come è cambiato il dialetto, il suo lessico e la sua grammatica nel tempo, in base a variabili come l’istruzione, l’appartenenza sociale e la differenza anagrafica.
«Il mio studio – spiega la Breimaier– è partito dalla lettura di un articolo del 1917, del linguista e dialettologo Clemente Merlo che citava il dialetto molfettese per la presenza, nella sua grammatica, del genere neutro, oggetto della mia ricerca. Ciò che mi interessava sapere era se questo cambiamento valeva anche per il dialetto di oggi e in che misura, vista la pressione che l’italiano sta esercitando sul molfettese».
Ed effettivamente da quel lontano 1917 molte cose sono cambiate nella grammatica e nel lessico del molfettese. Tanti i termini andati perduti perché soppiantati dall’italiano come nel caso già citato del termine “la cull” o “la cullett” che ha sostituito l’antico termine “la néche”. Una scomparsa che ovviamente riguarda un lessico legato a contesti lavorativi, sociali che sono stati conquistati dalla lingua italiana.
Un interessante incontro sul molfettese che come ha detto Angela Amato, mediatrice della serata: « è l’anima della nostra cultura, delle nostre radici. Il dialetto rappresenta la nostra identità che non dovremmo dimenticare, ma coltivare».
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