«LAMA MARTINA NON DIVENTI UN PARCO URBANO, A RISCHIO LA BIODIVERSITÀ»: L’OPINIONE DEL TECNICO FORESTALE ROCCO CARELLA

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Molfetta. Oltre alla mancata tutela della biodiversità, secondo Carella il progetto di riqualificazione di Lama Martina non terrebbe conto del rischio idrogeologico
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Del “Progetto di Attivazione funzionale del Parco di Lama Martina e integrazione con il tessuto urbano consolidato”, ammesso a finanziamento PNRR per circa quattro milioni di euro, non si sa ancora granché. Se ne è discusso lo scorso 25 maggio in un incontro tra l’amministrazione comunale, che di recente ha approvato il progetto esecutivo, e associazioni ambientaliste, ma ad oggi non sono stati resi noti i dettagli del significativo intervento che interesserà uno dei siti naturali più importanti del territorio.

Oltre a chiedere la pubblicazione sul sito del Comune di Molfetta del progetto corredato di elaborati tecnici ed economici, le relazioni allegate e i pareri degli enti sovra ordinati, le associazioni ambientaliste insistono sulla rinaturalizzazione del Parco secondo quanto previsto dal Piano del Verde, evitando di aumentare la pressione antropica e tutelando  al meglio la biodiversità di flora e fauna .

Dello stesso avviso è Rocco Carella, dottore in Scienze Forestali, dottore di ricerca in Studi e Progettazione del Paesaggio, che nel 2020 per il Comune di Molfetta ha redatto il Piano del Verde di Lama Martina e, più di recente, gli Studi botanico – vegetazionali che integrano proprio il “Progetto di attivazione funzionale del Parco della Lama e integrazione con il tessuto urbano consolidato”. Tuttavia, almeno in questa fase, gli studi prodotti da Rocco Carella non sono stati tenuti in considerazione.

«Non essendo state riconosciute peculiarità e potenzialità della Lama – spiega il dottor Carellaè ovvio che ci si espone a diversi rischi. Siamo in un’area a pericolosità idraulica, su cui il PAI (Piano Di Assetto Idrogeologico) prevede degli interventi molto conservativi. Ben venga aumentare la fruizione da parte dell’utenza, ma dipende da quale tipo di fruizione e di utenza si parla. Oltre questo, non è stato tenuto conto del valore naturalistico del sito, unica riserva di biodiversità assieme al Pulo. Essendo un’area suburbana, Lama Martina subisce già una certa pressione antropica, pertanto i frammenti di biodiversità presenti andrebbero valorizzati e tutelati, anziché sacrificati con un progetto poco consono alla sua vocazione naturale. Questi sono i punti che dovrebbero condurre all’innesco di azioni di restauro eco sistemico. Durante gli studi preliminari al progetto, ho evidenziato questi aspetti avanzando anche alcune proposte, che al momento non sono state tenute in considerazione.

Come stabilito dall’ONU con Agenda 2030, siamo nel decennio del restauro eco sistemico indicato quale strumento utile a contrastare le grandi sfide globali dell’umanità, come inquinamento ambientale e crisi climatica. Perciò – conclude Carellail fatto che il progetto di riqualificazione di Lama Martina non tenga conto di questo allarma me, i colleghi e naturalmente anche gli ambientalisti. Se il progetto dovesse rimanere quello approvato nei giorni scorsi, perderemmo la grande opportunità di accogliere nel nostro territorio un’area naturalistica che conserva angoli incontaminati, dato che gli interventi previsti rischierebbero di compromettere e snaturare il sito».

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