VERTENZA NETWORK CONTACTS, LAVORATORI E SINDACATI RISPONDONO AI SINDACI: «NESSUNO SCHEMA DA SALVARE, DIFENDIAMO LA NOSTRA DIGNITÀ»

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Molfetta. Lavoratori e sindacati chiedono ai sindaci di sostenere la richiesta di applicazione dell’art. 36 della Costituzione, che prevede la corresponsione di una retribuzione che assicuri al lavoratore un'esistenza libera e dignitosa
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A due giorni dall’ appello rivolto dai sindaci di Molfetta, Bitonto, Bisceglie, Corato, Ruvo di Puglia, Giovinazzo e Terlizzi, le lavoratrici, i lavoratori e le RSA di Slc CGIL e Fistel CISL di Network Contacts della sede di Molfetta diffondono la seguente nota di risposta.

«Abbiamo letto con vivo interesse la vostra lettera appello e vogliamo rassicurarvi anzitutto che, almeno per quanto ci riguarda, in questa vicenda non c’è alcun “ruolo o schema da difendere” se non il nostro salario e la nostra dignità. Qui sono in gioco le nostre condizioni materiali e quindi per noi non valgono posizioni di comodo, schematici preconcetti o peggio tatticismi cinici.

La crisi di Network Contacts non può essere derubricata a semplice “crisi passeggera” legata a qualche contingenza temporanea. La crisi di quest’azienda è la crisi di un settore, quello dei call center, che, soprattutto nel meridione, dà lavoro a migliaia e migliaia di persone, in maggioranza donne, e che però si dibatte da decenni fra crisi di sistema ed assenza di regole certe. Nato come lavoro di passaggio, spesso sottopagato, oggi è il lavoro stabile per molti di noi, forse l’unico lavoro regolare in alcune realtà, che però continua ad essere ancora sottopagato e sempre più a rischio. Un lavoro che vive le classiche dinamiche del mondo degli appalti: committenti spesso molto ricchi che danno lavoro all’esterno pagandolo al di sotto dei costi contrattuali. Sino a pochi anni fa, fino al varo della legge sulla clausola sociale nata dalle lotte di noi lavoratrici e dei lavoratori affiancati dal sindacato confederale, ogni cambio di appalto era una “lotteria” dove a perdere eravamo sempre noi che, per seguire il lavoro, dovevamo spesso rinunciare a salario e diritti per rendere compatibile il costo del lavoro con quanto i committenti decidevano di pagare. Oggi c’è qualche certezza in più ma rimane il tema delle gare al massimo ribasso, delle regole aggirate.

Come abbiamo cercato di esplicitarvi quando ci avete convocato, spesso è proprio la pubblica amministrazione ad assegnare commesse ad aziende che applicano contratti pirata alla ricerca del risparmio. Sapete cosa vuol dire questo in un settore dove l’80% dei costi sono quelli del lavoro? I salari già bassi, spesso vicini alle soglie di povertà, diventano ancora più bassi, la precarietà economica ed esistenziale si aggrava fino a diventare strutturale. Da anni il sindacato confederale cerca di aprire invano con tutti i governi un confronto serio su come dare certezze a questo settore, su come aumentare le ore lavorate. In questo settore produttivo, e Network non fa eccezione, il part time è involontario per definizione e dopo anni e anni di esperienza le persone possono solo sognare di avere riconoscimenti per le loro professionalità (sono tantissimi al livello inquadramentale basico).

Oggi si chiede a noi, che già veniamo da tre anni di sacrifici economici veri di fare un ulteriore sacrificio rimettendoci, ancora una volta. A chi guadagna già una media di 800 euro al mese toglierne anche soli 50 euro fa tutta la differenza del mondo. Inoltre, perché a pagare il costo di questa crisi aziendale, devono essere esclusivamente famiglie dei vostri territori?

Cari sindaci,  se non  si mette mano alle cause vere di questa crisi, questo ulteriore accordo sarà inutile. Certo, per la tranquillità di tutti la cosa più semplice da fare sarebbe imporci per ulteriori tre anni questa sorta di “tassa”, riacquisire una finta normalità e tirare avanti. Ma sarebbe la cosa giusta?

Allora un appello ve lo facciamo noi: aiutateci a portare questa vertenza al Ministro del Lavoro! Aiutateci ad aprire finalmente un confronto su come affrontare il tema “digitalizzazione” di questa professione, prevenire gli effetti dell’invasione dell’intelligenza artificiale, delle macchine che si sostituiscono all’uomo e definire piani di riqualificazione per evitare che questo lavoro rischi seriamente di volgere al termine. Aiutateci a portare a quel tavolo gli Amministratori delegati di WindTre, di Enel e di tutte le grandi aziende pubbliche e private che fanno grandi utili, spesso extraprofitti, e fanno finta di non vedere cosa succede nel nostro mondo. Mettiamoli davanti alle loro responsabilità.

Allora solo dopo aver trovato soluzioni reali a tutte queste “crisi annunciate” potremo anche discutere di sacrifici temporanei. Se tutto questo non avviene stiamo solo giocando una partita ipocrita con le tasche di noi lavoratrici e lavoratori che ormai abbiamo perso anche solo la speranza di un futuro migliore.

Allora, signori Sindaci, scendete in campo con noi? Sosterrete insieme al Sindacato, attraverso i vostri canali, l’Anci, la Regione Puglia un tavolo urgente al Ministro del Lavoro? Scendete davvero in campo con noi dalla parte della ragione! Perché il lavoro torni ad essere strumento di riscatto sociale, speranza nel futuro e non solo mera sussistenza per toglierci dalle statistiche della disoccupazione e confinarci a vita nelle fila della disillusione e della precarietà!

Cari Sindaci, noi giovani lavorator* lanciamo un appello a voi. Aiutateci a rendere esigibile e concreto il diritto non negoziabile sancito dall’art. 36 della nostra amata Costituzione: una retribuzione che assicuri in ogni caso al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Perché se l’imprenditore ritenesse non negoziabile il principio fondamentale del profitto che è la ragione di vita di un’impresa, l’uomo politico dovrebbe ritenere insieme ai suoi cittadini non negoziabili i principi identitari della nostra Costituzione Repubblicana».    

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