«MOLFETTA, UNA CITTÀ INVISIBILE O INVIVIBILE?», L’ANALISI DI UN CITTADINO APRE IL DIBATTITO SUI SOCIAL

molfettapanoramica
Molfetta. Un cittadino ha affidato al suo profilo Facebook le sue considerazioni personali sulla qualità di vita in città
Shares

«Molfetta città invisibile, o invivibile?» Parafrasando uno dei titoli più famosi di Italo Calvino, un cittadino molfettese ha affidato al suo profilo Facebook alcune considerazioni personali sulla qualità della vita in città. Tanti gli argomenti toccati, dall’economia alla cultura, dal mercato del lavoro al turismo. Un punto di vista, quello del cittadino, che invita alla riflessione e, soprattutto, a una reazione. Tanti i commenti al post, che hanno generato l’apertura di un fervido dibattito virtuale attorno alle tematiche prese in esame.

«Il grande porto, le grandi navi da crociera, il terminal ferroviario, i grandi concerti a pagamento, la Zes. È Molfetta – scrive Manuel Flavio Minervini nel suo postma si ha l’impressione di essere finiti con tutte le scarpe in una delle città invisibili descritte da Italo Calvino.

E per forza di cose, alla grandeur di cui sopra non può che far da contraltare lo stato inverecondo delle strade, la sporcizia diffusa, i semafori perennemente spenti, la desolazione del centro città, un’enorme copertura in amianto che persiste al centro di un quartiere.

Così chi amministra questa città può pensare di spendere 75mila euro per i grandi concerti pagamento e chiudere il bando dell’estate a metà luglio, affidando le briciole agli operatori culturali locali. Oppure vantarsi della grande azienda di logistica che promette di investire 30 milioni grazie alla Zes e dimenticare, nel silenzio della stampa, i 3000 lavoratori Network sottoposti ad un ricatto indecente.

Così dicasi per il grande centro commerciale preso d’assalto per i saldi, mentre il commercio nel centro cittadino langue, o per la città che si spopola, mentre si continuano a costruire palazzi, o ancora per il Parco Urbano da costruire in un’area naturale, mentre i parchi esistenti giacciono chiusi e abbandonati, come in una città fantasma dopo un disastro nucleare (ricordate Pripyat?).

Sino ad arrivare all’ultima boutade delle navi da crociera in un porto che doveva essere commerciale, ma la cui unica vocazione sembra essere quella di macinare milioni e chiacchiere, all’ombra degli oramai pochi pescherecci sempre più in difficoltà.

Molfetta è una città di passaggio, un polo logistico, un stazione di attracco, in cui consumare, inquinare e fuggire via, Molfetta è una città invivibile per chi rimane e ci sopravvive. Molfetta, ma quando ci svegliamo da questo incubo?».

Shares

ULTIME NOTIZIE

SEGNALAZIONI

NEWSLETTER

CRONACA

×