DOMANI A MOLFETTA “MI SEPARO”, LO SPETTACOLO DOVE SI ENTRA IN COPPIA E SI ESCE SINGLE
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Per il secondo appuntamento con la rassegna di Teatrermitage, “Sotto il cielo dei miti – Teatro tra archeologia e contemporaneo” è andato in scena ieri venerdì 25 agosto “Clitennestra – i morsi della rabbia“. La pièce di e con Anna Zago, per la regia di Piergiorgio Piccoli è un monologo che riprende e riscrive la storia di Clitennestra, personaggio crudele dell’epica e della tragedia greca.
Clitennestra, appellata con disprezzo “kynopis“, ovvero “faccia di cagna” è la regina di Micene, moglie dell’eroe Agamennone che uccide a sangue freddo con una scure insieme alla sua schiava Cassandra.
Clitennestra è un’ uxoricida, una donna non “rieducabile”, bestiale, senza pietà, disprezzata da tutti per il suo gesto feroce. Uccisa da suo figlio, Oreste che vendica suo padre, Clitennestra o meglio il suo fantasma emerge dalle tenebre e avanza tra la platea scrutando i presenti.
Avvolta da una pelliccia e con al collo una pesante catena di ferro, Clitennestra guardando il pubblico quasi in tono di sfida racconta la sua storia. Non è una donna quella che si vede sul palco, ma una bestia e come tale si comporta. Sbraita e ringhia come fosse un molosso. E quasi per confermare la sua bestialità beve acqua da una ciotola per cani. Fa paura l’aggressività fisica e verbale di Clitennestra.
Ma quando racconta dei soprusi subiti, del figlioletto che Agamennone ha ammazzato insieme al suo primo marito, e del sacrificio della sua amata Ifigenia, avvenuto sempre per mano dell’impietoso re di Micene, l’eroe di guerra, tutto cambia. Tutto si ribalta, cadono le vesti animalesche che la regina di Micene indossa e per lei si prova un profondo sentimento di pietà. La tentazione di salire sul palco, abbracciare, consolare e regalare amore a una donna che l’amore non lo ha mai ricevuto, è forte.
Come scriveva Victor Hugo nei Miserabili “bisogna vedere per quale strada è passata la colpa“. E la strada da cui è passato l’omicidio di Clitennestra viene dalla mera considerazione che la società del suo tempo aveva della donna. L’idea di Clitennsestra prototipo dell’infamia femminile, adultera, sanguinaria assassina, cade grazie alla rilettura e all’interpretazione dell’eccellente Anna Zago. Ciò che emerge è un’altra verità, taciuta per tanto tempo e fatta di soprusi, tradimenti, umiliazioni.
Certo il gesto di Clitennenstra è poco condivisibile, ma ciò di cui ha bisogno è la liberazione, il perdono. È vero Clitennestra ha tradito, ma prima è stata tradita. Ha ammazzato, ma prima ha subito tre lutti per mano di Agamennone. La violenza di Clitennestra è generata dalla violenza brutale di una società patriarcale e maschilista.
Nella rabbia di Clitennestra, nel suo dolore c’è la sofferenza di tantissime donne del passato, del presente e si spera non del futuro, sebbene i fatti di cronaca dimostrino altro. Per questo è necessario perdonare Clittennestra e dare della sua storia una nuova e più obiettiva lettura, anche perché in ognuna di noi c’è una donna ingannata, una donna abusata, una donna tradita.
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