MOLFETTA E I DANNI DELLE BOMBE ALL’IPRITE, IL RACCONTO DEGLI “EREDI DELLA STORIA” SU RAI RADIO TECHETÈ

molfettaeredidellastoriaraiiprite6
Molfetta. A raccontare i danni delle bombe all’Iprite, due marittimi molfettesi. Il servizio è stato realizzato venerdì scorso nella sede dell’associazione
Shares

Andrà in onda su Rai Radio Techetè il 2 dicembre prossimo, in occasione dell’anniversario del disastro del 1943 passato alla storia come la “Pearl Harbour del Mediterraneo”, il servizio di Perla Dipoppa, realizzato grazie al contributo di Agostino Altomare e Sabino De Nichilo.

I due ex marittimi molfettesi sono stati intervistati dalla nota giornalista Rai lo scorso venerdì 6 ottobre, durante il servizio realizzato all’interno della sede dell’ANMIG, condivisa con l’associazione “Eredi della Storia”.

I due pescatori, assieme al presidente dell’ANMIG Puglia Nicola Bufi, hanno illustrato i danni subiti, personalmente e dall’intero comparto, a causa delle bombe all’Iprite, presenti in grande concentrazione al largo della costa di Molfetta. Il gas che si liberò nell’aria provocò migliaia di morti tra militari e civili, ma la popolazione residente ha continuato a subire danni sino ai giorni nostri, riportando ferite e sintomi da intossicamento.

«Negli anni successivi al disastro – raccontano i due marittimi – le bombe finivano nelle reti a strascico per poi essere issate a bordo assieme al pescato. Al forte e sgradevole odore, seguiva l’ustione da contatto, che provocava una profonda esfoliazione della pelle. Tutti i pescatori che lavoravano in queste zone, al largo tra spiaggia Maddalena e Torre Gavetone, hanno riportato questo tipo di danni. La questione fu affrontata quindi in una riunione che coinvolse diverse marinerie, oltre naturalmente a quella molfettese, per mettere in guardia quanti più pescatori possibile. La presenza dell’Iprite, sostanza gassosa impiegata nella guerra chimica e vietata dalla Convenzione di Ginevra, venne poi ufficializzata da parte degli eserciti coinvolti nel disastro, non solo tedeschi che lo provocarono, ma anche americani e inglesi».

Il 2 dicembre 1943 nel Porto di Bari un bombardamento aereo sferrato dai tedeschi provocò l’affondamento di 17 navi alleate, inglesi e americane. L’attacco rese inservibile il Porto per settimane, ma la cosa più grave è che le navi uscite illese dopo l’attacco, si liberarono delle bombe illegali proprio al largo della costa molfettese, generando sul lungo periodo gravi danni, fisici ma anche economici, ai pescatori della zona.

«Anche noi, che all’epoca eravamo bambini – racconta Sergio Ragno, presidente dell’associazione “Eredi della Storia” – anche se in maniera minore, abbiamo subito questi danni. Quando giocavamo in prossimità di spiaggia Maddalena e Scalo di Alaggio, notavamo che le mani, a partire dai polpastrelli delle dita, subivano una esfoliazione da ustione. Questo problema è andato avanti per diversi anni e, all’epoca, molti pescherecci prendevano fuoco dopo aver issato a bordo queste bombe maledette. Diversi infatti sono stati i marittimi rimasti mutilati, feriti o che hanno addirittura perso la vita, nonostante fosse passato diverso tempo».

Shares

ULTIME NOTIZIE

SEGNALAZIONI

NEWSLETTER

CRONACA

×