PORTO COMMERCIALE, IMPIEGATI MATERIALI DI DUBBIA PROVENIENZA COME TERRA, PIETRE E RIFIUTI (ANCHE SPECIALI)

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Molfetta. I primi dettagli emersi a margine dell’indagine condotta negli ultimi due anni dalla Guardia di Finanza sul nuovo Porto commerciale
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Acquisizione di documenti, intercettazioni e pedinamenti. Due anni di indagini condotte dai militari della Guardia di Finanza di Molfetta sulla regolarità dei lavori relativi al completamento del nuovo Porto commerciale, hanno portato nella mattinata di ieri, giovedì 26 ottobre, all’esecuzione di tre misure cautelari.

Su disposizione della Procura di Trani, è finito ai domiciliari Giuseppe Dell’Erba, 45enne di Trani, rappresentante legale della società fornitrice di materiali lapidei per i lavori di messa in sicurezza, mentre sono stati sospesi dall’esercizio di pubblici uffici e servizi, unitamente al divieto di esercitare l’attività professionale, Gianluca Loliva, 50enne di Castellana Grotte, direttore operativo dell’ufficio della direzione dei lavori e Alessandro Binetti, 54enne di Molfetta, dirigente dell’ente comunale e responsabile unico del procedimento.

Stando a quanto emerge dai documenti della Procura, i tre professionisti nella lista degli indagati, nove in tutto, in qualità di persone considerate componenti del “collaudato sistema di frode”.

Le accuse, contestate a vario titolo, sono frode nelle pubbliche forniture, gestione illecita di rifiuti e responsabilità dell’Ente per illecito amministrativo dipendente da reato.

In particolare, per i lavori di messa in sicurezza del nuovo Porto commerciale sarebbero stati usati materiali diversi da quelli previsti dal capitolato d’appalto che chiedeva “materiali chimicamente inalterabili, meccanicamente resistenti, compatti e con un elevato peso specifico“. 

Secondo gli accertamenti disposti dalla Procura sarebbero state impiegate, grazie all’uso di documenti di trasporto falsi, quasi 40 tonnellate di materiali “provenienti da scavi eseguiti su terreni privati, vegetale” e altri “di dubbia provenienza” compresi quelli classificai come “rifiuti speciali“.

A confermarlo, alcune intercettazioni telefoniche che avrebbero “documentato” l’uso di materiale non conforme al capitolato. Nell’ordinanza il gip evidenzia che “sin dalle prime conversazioni intercettate, emerge che oltre al tout -venant (il materiale conforme al capitolato) viene trasportato qualcosa di diverso” e che “le forniture in eccesso di materiale non conforme, ormai note a tutti gli indagati, provocavano lamentele a tal punto, che gli indagati in riferimento all’eccesso di materiale roccioso evidenziavano il colore rosso dello specchio d’acqua limitrofo ai lavori“.

Oltre all’esecuzione delle tre misure cautelari, sono state sequestrate somme per 250mila euro, tra beni e disponibilità finanziarie incassate in relazione ai reati contestati, insieme al sequestro ostativo delle aziende e delle quote societarie delle società il cui attivo patrimoniale complessivo è stato stimato in circa 10 milioni di euro.

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