BANCAROTTA FRAUDOLENTA, EVASIONE, RICETTAZIONE E RICICLAGGIO: INDAGATE ASSIEME AL “RE DEI FIORI” CICCOLELLA ALTRE QUATTRO PEROSNE

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Molfetta. Oltre a Ciccolella e al suo presunto prestanome, sono indagati una collaboratrice, il socio di maggioranza e la responsabile di un albergo
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Sono cinque gli indagati a cui vengono contestati, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta, inosservanze da parte del fallito, sottrazione al pagamento di imposte, ricettazione e riciclaggio, nell’ennesima vicenda giudiziaria che vede protagonista l’imprenditore molfettese Corrado Ciccolella, che a 63 anni è a capo di un impero costruito tra settore florovivaistico, immobiliare e fotovoltaico, sviluppato in più regioni e più volte finito sotto la lente dell’autorità giudiziaria.

Nei suoi confronti, e in quelli dell’83enne barese Alessandro Cogo, considerato il suo prestanome, la Gip del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, ha disposto un sequestro di beni per 14.5 milioni di euro nei confronti di due società di Molfetta, la F.lli Ciccolella e la Ngc Floriale, amministrata formalmente da Cogo, sotto un compenso di 30mila euro, e mai divenuta operativa.

Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Bari e avviate nel 2017, hanno messo in evidenza  un metodo di “distrazione dal patrimonio sociale di beni immobili e somme di denaro del valore di oltre 7 milioni di euro della F.lli Ciccolella, in favore della Ngc Floriale” per evadere i pagamenti di imposte e creditori, operato in concorso con la 43enne barese Valeria Serafini, collaboratrice e consulente.

Gli altri indagati sono Michele Bellomo, 53enne di Bari, socio di maggioranza della Ma.Sa. e Lucia Ladisa, 58enne di Palo del Colle, amministratrice della Boutique Hotel Apulia.

Nello specifico, la F.lli Ciccolella ha trasferito alla Ngc Floriale beni di rilevante valore, tra cui un terreno e un capannone industriale a Molfetta del valore di circa 4.5 milioni; 3 appartamenti a Candela del valore di 1 milione; 1.7 milioni di crediti verso terzi, tutti sequestrati.

L’operazione avrebbe inoltre consentito alle controllate di sottrarsi al pagamento delle imposte su redditi e valore aggiunto, a partire dal 2004, per una somma complessiva di 5.4 milioni di euro.

 

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