LIBRERIA IL GHIGNO, FIRMA COPIE DOMANI CON DIEGO CAJELLI E ANDREA SCOPETTA
Molfetta. L’appuntamento è per domani domenica 30 giugno presso la sede della libreria a partire dalle ore 11.30
L’arrivo di don Tonino Bello a Molfetta, il 21 novembre 1982, è scolpito nella memoria collettiva. Un incontro che ha segnato in maniera indelebile la storia della nostra città e della Chiesa tutta, travolta dal carisma del Pastore che professava la pace e l’uguaglianza.
Esattamente 41 anni fa don Tonino Bello fece il suo ingresso nella Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi per la prima volta. In quel preciso istante la popolazione locale si innamorò del prete di Alessano e ora che don Tonino è prossimo alla Santificazione, a Molfetta, come nelle altre città della Diocesi, il ricordo si fa vivo più che mai.
Il venerabile è presente nelle case dei molfettesi con foto e immagini, nelle omelie domenicali dei parroci, nella Casa a lui dedicata dove la Caritas dà ristoro e un tetto a chi è in difficoltà, in una scuola professionale che è anche punto di riferimento di legalità e giustizia sociale sul territorio.
A onore del vero, la storia tra don Tonino e la Diocesi era iniziata qualche mese prima. Era il 10 agosto 1982 quando fu eletto Vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi. Oltre un mese dopo, precisamente il 30 settembre, lo divenne anche per Ruvo di Puglia. Nelle Chiese della Diocesi, il 19 settembre 1982, arrivò una lettera a sua firma.
«Il Signore mi manda in mezzo a voi perché mi metta a camminare alla Sua sequela, cadenzando il mio passo col vostro, che so agile e spedito. Sulla via ci aiuteremo a vicenda. Spartiremo il pane e la tenda. Anzi, faremo in modo che la nostra tenda e il nostro pane siano disponibili per quanti, dispersi o sbandati, incontreremo nel viaggio. Ancora non conosco i vostri volti, però stringo egualmente la mano di tutti, non solo di voi credenti, ma anche di coloro che, pur non condividendo le nostre speranze cristiane, sperimentano come noi la durezza della strada e si impegnano perché la loro vita e quella degli altri sia più degna dell’uomo. Ma non è già questa una speranza cristiana?».
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