LIBRERIA IL GHIGNO, FIRMA COPIE DOMANI CON DIEGO CAJELLI E ANDREA SCOPETTA
Molfetta. L’appuntamento è per domani domenica 30 giugno presso la sede della libreria a partire dalle ore 11.30
In merito al progetto di riqualificazione strutturale e funzionale dell’ex Palazzo Tributi, su Corso Dante, la segreteria cittadina di Sinistra Italiana esprime scetticismo e non nasconde la sua preoccupazione.
Nella nota stampa diramata nelle scorse ore alle testate d’informazione locali si legge: «L’amministrazione del fare si ricorda ogni tanto di lanciare sempre più stanchi e sempre meno
convinti proclami. Lo fa per bocca più o meno ufficiale – pagina Facebook Città di Molfetta –
oppure per quella di assessori che vagano in ordine sparso, abbastanza silenti invece sui versamenti
nel porto. Leggiamo sulla velina di Città – l’aggettivo smart è definitivamente tramontato e nessuno
ha più il coraggio di richiamarlo in vita, nemmeno per scherzarci – il seguente non troppo
fantasioso post: “OPERE PUBBLICHE. WORK IN PROGRESS. Negli anni, tra le altre “destinazioni”, è stato sede dell’Ente di Carità e Accoglienza, poi, per decenni, sede dei Servizi sociali del comune, poi sede dell’Ufficio Tributi, ora questo splendido Palazzo, sottoposto ad importanti interventi di riqualificazione, si prepara a diventare un contenitore culturale in grado di ospitare mostre d’arte permanenti e temporanee. E si prepara ad ospitare anche nuove progettualità con ambienti dedicati ad attività di co-working.
L’unica definizione corretta di questo proclama è opere pubbliche, che rientra nelle attività che hanno contrassegnato la stella polare di questa amministrazione: costruire, ricostruire, ristrutturare, appaltare.
Tutto quello che segue è la solita, vuota sequenza di parole che in questa città hanno perso assolutamente di senso. Non comprendiamo le virgolette che accompagnano la parola destinazioni, così come non cogliamo la valenza dell’aggettivo splendido, visto che si tratta di una dignitosa palazzina, senza alcun merito architettonico particolare.
Quando si arriva ai contenuti che verranno abbiamo il solito nonsenso minerviniano, che abbiamo imparato bene negli anni: “mostre d’arte permanenti e temporanee. E si prepara ad ospitare anche nuove progettualità con ambienti dedicati ad attività di co-working”. Anche il meno esperto del settore arriva a comprendere che o si fanno gli uffici – questo il significato dell’aberrante co-working, detto in soldoni – o si allestisce uno spazio espositivo, che per definizione ha tutt’altra veste e natura. Come si possa ricavare tutto ciò in soli due piani, dalla modesta metratura, è un atto di fede a cui non si può dar logica spiegazione. Sulle mostre permanenti non aggiungiamo altro, è un’idiozia inattuabile che si commenta da sola. Minervini dovrebbe ben sapere, avendo coscienza in materia viste le pregresse esperienze – cosa che dubitiamo sfiori la mente dell’assessore alle Frittelle – che aprire l’ennesimo contenitore senza contenuti serve solo alle ditte che costruiscono, ricostruiscono, subappaltano e demoliscono.
L’ennesima scatola vuota non serve a molto, visto che i contenitori storici già esistenti, come Torrione Passari e Sala dei Templari, languono nell’assoluta mancanza di idee, programmazione, e contenuti. Minervini potrà opporre ben poco a queste verità oggettive, raschiando il barile dell’iniziativa locale, consapevole di quanto invece fatto a partire dal 2003, anche in amministrazioni da lui guidate.
Ma quelle sono ormai stagioni di un’altra epoca, lo sprofondo attuale purtroppo ci porta a pensare che sarà aperto solo un altro pastrocchio, non utilizzabile in declinazioni e varianti di calzone e frittelle alla cipolla.
La collezione civica è stata spostata dalla quadreria che cadeva a pezzi, ma non ha avuto alcuna curatela scientifica. I fatti qui espressi – conclude la nota – sono incontestabili, vi si oppone solo una propaganda sempre più stanca, anche per bocca dall’assessore silenzioso».
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