VALERIO DE GIOIA SULL’ESTRADIZIONE DI FILIPPO TURETTA: «TRA DODICI ANNI POTREBBE TORNARE IN LIBERTÀ»

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Molfetta. Il giudice di origini molfettesi, esperto di violenza sulle donne, spiega cosa rischia Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin
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L’omicidio della studentessa 22enne Giulia Cecchettin ha sconvolto il Paese, ma ancora più sconvolgente potrebbe rivelarsi la pena che dovrà scontare Filippo Turetta, indagato per omicidio volontario e sequestro di persona. Arrestato lo scorso 19 novembre in Germania, mentre era fermo sulla corsia d’emergenza dell’autostrada nei pressi di Lipsia, dopo aver richiesto e ottenuto l’estradizione, il 22enne sarà giudicato in Italia.

A spiegare cosa rischia Turetta, è Valerio de Gioia, il magistrato di origini molfettesi, consigliere della Corte di Appello di Roma, che in un’intervista a “Il Giornale” dichiara che, essendo l’ex fidanzato della vittima, non rischierebbe la condanna all’ergastolo.

La Procura di Venezia contesta a Turetta l’omicidio con l’aggravante della relazione sentimentale, ma secondo il magistrato di origini molfettesi proprio nell’aggravante introdotta dal Codice Rosso ci sarebbe una contraddizione. «Chi uccide la moglie o la fidanzata rischia l’ergastolo – spiega de Gioiama se la vittima è divorziata o aveva interrotto la relazione, come Giulia, l’aggravante fa salire la pena a trent’anni, ma esclude per l’imputato la pena del carcere a vita».

Secondo il magistrato nel dispositivo di legge ci sarebbe un problema di sistema, dato che non è plausibile considerare meno grave l’omicidio dell’ex. Ma c’è di più, l’aggravante che può inchiodare all’ergastolo toglie all’imputato la possibilità di chiedere il rito abbreviato, con sconto automatico di un terzo sull’eventuale pena.

«In sostanza – continua de Gioiase si punta al processo con rito abbreviato, da 24 anni si scende a 16 e non è finita. Con l’istituto della liberazione anticipata è probabile, molto probabile, un ulteriore sconto di un quarto sulla pena effettiva. Fra 12 anni, considerando solo l’accusa di omicidio così come è formulata in questo momento, l’assassino di Giulia potrebbe essere libero. Certo, la procura contesta a Turetta altri reati, dal sequestro di persona all’occultamento di cadavere, ma in questi casi, con la cosiddetta continuazione, la condanna sarebbe di poco superiore».

Lo scenario cambierebbe solo in due casi. Solo se a Turetta saranno contestate le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, potrebbe essere condannato all’ergastolo. Secondo de Gioia, «se gli inquirenti contestano la premeditazione, perché scoprono che c’è stato un apprezzabile lasso temporale da quando ha deciso di commettere il reato a quando l’ha eseguito, per esempio guardando le ricerche online che ha fatto o se ha fatto prelievi di denaro insoliti, non solo potrebbe avere astrattamente l’ergastolo, ma gli sarebbe anche di fatto impedito di fare ricorso al rito abbreviato».

Ma aver preso il coltello il giorno prima dell’omicidio non porterebbe necessariamente alla premeditazione, aggravante contestata solo in presenza di elementi che diano certezza di una programmazione che non si è mai interrotta, dall’ideazione alla realizzazione.

Lo stesso discorso riguarda l’aggravate della crudeltà per cui, come spiega in conclusione de Gioia: «Sono importanti l’autopsia e l’analisi della macchina. L’aggravante sarebbe attribuita qualora l’enorme numero di colpi fosse stato inflitto sul corpo della giovane donna quando era ancora in vita».

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