TRA IMPEGNO, PROTESTA E FORMAZIONE IL “DA VINCI” HA CELEBRATO LA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

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Molfetta. Durante l'evento tenutosi il 25 novembre gli studenti hanno messo in scena la denuncia delle quattro radici della violenza di genere
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Il Liceo Classico ‘Leonardo da Vinci’, all’undicesimo anno del suo impegno per l’eliminazione della violenza contro le donne, della sua protesta contro ogni forma di violenza di genere e per la formazione di nuove generazioni libere da pregiudizi e stereotipi patriarcali, si impegna a scavare più a fondo, a rispondere alla domanda ‘perché’, per avviare un serio processo di cambiamento.

Nella performance-protesta che si è svolta il, 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in teatro e non, come tradizione, a Corso Umberto per le avverse condizioni climatiche, sono state indagate quattro ‘radici’ del problema: quelle culturali; il ruolo della famiglia; delle istituzioni, in particolare delle forze dell’ordine e della polizia, e quello dei mezzi di comunicazione di massa.

Tutto in un continuo palleggio fra racconto e cronaca, fra passato e drammatici eventi presenti. Frutto di un lavoro di studio, ricerca, approfondimento che dura da anni. Era, Elena e Cassandra hanno raccontato la loro versione della storia, non quella del punto di vista maschile dei poeti, ma di donne stuprate, trattate da trofei di guerra, cresciute solo per il piacere maschile.

Le ‘Supplici’ che, in fuga da matrimoni forzati con i loro cugini, hanno chiesto accoglienza a Pelasgo, re di Argo, portavano lo stesso copricapo rosso e la stessa drammatica richiesta di libertà di Saman Abbas.

Alle madri è stato proposto di non crescere i figli maschi come principi con ogni privilegio; mentre il dialogo fra una donna e il suo bambino atteso ‘sarai uomo o sarai donna?’ constatava drammaticamente con la foto di Giulia Tramontano, che il suo bambino non ha mai visto nascere perché uccisa dal compagno.

In quanto alle istituzioni, è stato messo in scena il primo processo per stupro, Verona1976, vissuto come evento pubblico e presa di coscienza collettiva di istituzioni fatte da maschi, incapaci di accogliere il dolore di una donna, spesso costretta a giustificarsi, per ciò che indossava, per le sue scelte di vita, per la violenza subita. E, in un gioco di specchi, il ridicolo di un interrogatorio di un derubato, maschio, cui viene chiesto ‘ma lei com’era vestito? Con il suo apparire benestante non ha forse provocato il ladro?’.

Per chiudere, i mass media, con una lezione, a partire dal titolo di un articolo di giornale su una violenza durante una festa, analizzato per denunciare la vittimizzazione secondaria delle donne. Non sono recitazione, ma anche canto e le coreografie a raccontare sopraffazione, ma anche liberazione.

E, infine, fortemente voluto dagli stessi ragazzi, il momento finale, corale, sentitissimo, dedicato a Giulia Cecchettin e con lei a tutte le donne vittime di femminicidio. Tutti sul palco per un minuto di rumore e un impegno, affinché il cambiamento non sia demandato ad altri, ma cominci ora, da ognuno di noi.

Bravissimi, coinvolti, partecipi le alunne e gli alunni del Liceo Classico, che sentono moltissimo questo appuntamento, come un momento di crescita personale. A loro l’affetto delle docenti referenti: proff. Emilia de Ceglia, Eleonora Sciancalepore, Maddalena Salvemini, Mariella Caccavo e della prof.ssa Antonietta Cozzoli che ha collaborato come ogni anno.

La Dirigente scolastica, dott.ssa Giuseppina Bassi, ha concluso la manifestazione, che ha appoggiato e sostenuto con convinzione, ringraziando anche il sostegno e la presenza per tutta la serata del sindaco, Tommaso Minervini, e del vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici, Nicola Piergiovanni.

 

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