BAGLIORI, NICCOLINI E D’ELIA A MOLFETTA CON UN MONOLOGO OLTRE GLI STEREOTIPI SUL GENIALE MICHELANGELO MERISI

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Molfetta. Lo spettacolo fa parte della rassegna Bagliori a cura di Teresa Ludovico e andrà in scena domenica 18 febbraio
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Approda alla Cittadella degli Artisti lo spettacolo “Caravaggio di chiaro e di scuro”. Francesco Niccolini e Luigi D’Elia raccontano un altro frammento della natura selvaggia che a loro sta tanto a cuore.

Lo spettacolo fa parte della rassegna Bagliori a cura di Teresa Ludovico ed è in programma per domenica 18 febbraio. Dopo Zanna Bianca, Moby Dick e Tarzan Niccolini e D’Elia si allontanano dalla grande letteratura per sprofondare nella pittura più sublime e abissale, quella del geniale Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.

Si tratta del terzo racconto biografico della loro produzione. Dopo Andrè e Dorine e Cammelli a Barbiana, Niccolini e D’Elia realizzano questo nuovo lavoro insieme a Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Con “Caravaggio di chiaro e di scuro”, i due registi si cimentano per la prima volta nella regia di un monologo.

Nei panni del Caravaggio Luigi D’Elia che farà vedere al pubblico un Michelangelo oltre i luoghi comuni conosciuti sul geniale pittore. Tanti, infatti sono i dettagli che servono per raccontare la stori a di Michelangelo.

La paste che da bambino gli portò via il padre e il nonno. La fame e la povertà vissuta da giovane apprendista. I litigi, le risse: tentati omicidi, agguati in strada, ferite, denunce e un omicidio andato in porto.

E poi ancora “Fughe precipitose e ritorni. Arresti, scarcerazioni, protettori, amanti, pene comminate, sentenze di morte. Una grazia arrivata troppo tardi. Poi le tele, dato che lui gli affreschi proprio non li sapeva fare: solo a olio, riusciva. I soggetti, le fonti bibliche, apostoli santi madonne, amori poco sacri e molto profani.

I quattro modelli che poteva permettersi e a rotazione usava in tutti i quadri: prostitute per madonne, giovani compagni di letto per angeli. Se stesso testimone in disparte. Un vecchio per tutto il resto.

Opere dimenticate fino al Novecento, spesso rimosse, rifiutate dai committenti: troppo violente, scandalose, irriverenti, senza paradiso né speranza, “spropositate per lascivia e poco decoro”. Troppo naturali, e questo è imperdonabile. I viaggi e i soggiorni: Milano, Roma, Napoli, Malta, Messina, Napoli di nuovo, e poi l’ultimo approdo, Porto Ercole. 

I corpi: nudi, vestiti, semi nudi e poco vestiti, vesti antiche, abiti contemporanei, lui che camminava per Roma spada al fianco, elegantissimo e straccione. Corpi provocatori e sensuali, ché in lui la sensualità trabocca: sulle labbra, nelle cosce aperte degli angeli, nei seni turgidi delle madonne e delle giuditte. 

Ma soprattutto la sua mano, che con la stessa facilità impugna il pennello e la spada, e lo fa con la medesima violenza. Una mano scandalosa che si muove impudica e irrispettosa: penetra la ferita nel costato di Cristo per l’incredulità di san Tommaso. Decapita Oloferne senza che l’occhio abbassi lo sguardo.

Guida la mano del santo analfabeta per insegnargli a leggere e scrivere. Senza misericordia né resurrezione mostra la Vergine morta e gonfia. Dipinge calcagni neri, unghie sporche, sangue a fiotti, orrore, notte, pochissima luce e tanta strepitosa, meraviglia selvaggia”.

Con “Caravaggio di chiaro e di scuro” gli autori provano ad attraversare l’epoca d’oro  della cultura italiana ed europea. Quel primo Seicento che ha visto sbocciare i capolavori e le rivoluzioni più grandi del pensiero, dell’arte e della scienza occidentale con Shakespeare, Galileo, Cervantes, Gesualdo da Venosa e Caravaggio. Tutti insieme. Nati e morti tutti negli stessi anni. Tutti mossi dallo stesso scandaloso ardore.

Per info e prenotazioni consultare la pagina Facebook del laboratorio urbano La cittadella degli Artisti o il seguente sito.

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