IL MESSAGGIO DEL SINDACO TOMMASO MINERVINI SULLA MARCIA DELLA NON VIOLENZA DI QUESTA SERA

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Molfetta. Il Primo cittadino: «La marcia deve avere forte il significato dell’etica della non violenza e ogni tentativo di generare odio deve essere respinto»
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A poche ore dal funerale di Dario De Gennaro, ucciso a coltellate giovedì scorso, previsto nel pomeriggio di oggi, e dalla Marcia della Non Violenza e legalità di questa sera, il Sindaco Tommaso Minervini lancia un messaggio alla comunità molfettese.

«Un giovane è morto ed un altro è in carcere. Qualunque sia il motivo il risultato è inaccettabile. Un cattivo esempio per tutti. La morte di un giovane ragazzo è qualcosa che non si riesce ad accettare. Lascia sgomenti chiunque. Il dolore per chi l’ha amato è insopportabile. E il colpevole ha dirottato la sua vita. Ma la rabbia non è mai la cura.

In queste ore circolano video e post nei quali alcuni ragazzi gridano vendetta ed è a questi ragazzi che voglio rivolgermi. La vita è la cosa più preziosa che possediamo e mai deve essere disprezzata come è accaduto. Replicare alla brutale violenza con messaggi di odio e vendetta significa continuare a disprezzare la vita. A non darle alcun valore.

E la vita di un ragazzo di 23 anni, che ora non c’è più, deve essere valorizzata nel suo prezioso ricordo e non ulteriormente umiliata con messaggi che incitano ad altra violenza. La marcia organizzata da tre Parrocchie deve avere forte il significato dell’etica della non violenza e ogni tentativo di generare odio deve essere respinto.

Spesso mi capita di riflettere su quanto il nostro tempo sia diventato un tempo difficile. Complicato. Disabituato ai valori. È nelle cronache di tutti giorni che avverto lo smarrimento della nostra società, che non sa prendersi cura delle proprie ferite, che rifiuta di prendersene cura. Nella politica, nella vita quotidiana, nel lavoro, al giudizio critico si preferisce il disprezzo.

È una società che disprezza la vita, gli altri, le diversità, che ne rifiuta il valore per una stupida e spasmodica ricerca del capro espiatorio che ci rende una società fatta da un insieme di uomini e donne sole che non sanno più essere comunità responsabile. E a questo disagio generalizzato che si deve rispondere. Etica della non violenza ed etica della legalità. Ma non come uomini e donne sole ma come una grande comunità, e grande famiglia, che insieme celebra la vita.

Trasformare il dolore nella esaltazione del valore della vita è la cosa più importante che potremmo fare. Se veramente vogliamo fare qualcosa di significativo, diamo un senso alla vita restituendo l’amore e il rispetto che ogni vita umana merita. La Giustizia deve fare il suo corso nei Tribunali ma tutti noi dobbiamo essere protagonisti dell’etica della non violenza e della legalità».

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