A 32 ANNI DALLA STRAGE DI CAPACI L’OMAGGIO DELL’ASSOCIAZIONE REDI DELLA STORIA-ANMIG

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Molfetta. Oggi alle 10 presso la targa che ricorda il magistrato assassinato dalla mafia sarà deposta una corona d'alloro
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«Era un caldo e sereno sabato di tarda primavera, quel 23 maggio del 1992, in cui molti italiani si preparavano a trascorrere un week end spensierato. Anche il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, anche lei giudice, con la scorta stavano rientrando presso le loro abitazioni, dopo essere atterrati a Punta Raisi, di rientro da Roma.

Erano le 17 e 57 e poco prima dello svincolo di Capaci un forte boato, provocato da circa 500 kg di tritolo distrusse quel tratto di autostrada. L’auto della scorta del giudice Falcone, una Croma blindata con a bordo Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo saltò letteralmente in aria provocando la morte immediata dei tre ragazzi della scorta del giudice Falcone.

Subito dopo la Croma bianca blindata guidata dal giudice Falcone si schiantò contro l’enorme cumulo di macerie che l’esplosione del tritolo aveva provocato. Le condizioni di Giovanni Falcone e di sua moglie apparvero subito disperate agli occhi dei soccorritori.

Infatti il giudice Falcone alle 19.05 spirò tra le braccia del suo amico fraterno Paolo Borsellino, qualche ora più tardi morì anche sua moglie Francesca. La strage fu organizzata e portata a termine da parte della cosiddetta “commissione mafiosa” con a capo il boss Totò Riina.

Chi azionò il telecomando che fece detonare il tritolo fu il mafioso Giovanni Brusca, essere spregevole e spietato che si era reso protagonista di un cruento episodio. Ovvero sciolse il corpo del piccolo Di Matteo nell’acido. Un fatto che ai tempi colpì molto, a ragione l’opinione pubblica.

La strage di Capaci provocò grande costernazione anche e soprattutto perché il giudice Falcone, insieme al suo amico Paolo Borsellino erano i simboli viventi della lotta alla mafia. Il 25 maggio, giorno dei funerali delle vittime della strage di Capaci, le autorità politiche presenti, tra cui molti ministri in carica e l’allora capo della polizia Parisi, furono duramente contestati dai cittadini presenti accorsi a rendere omaggio alle vittime innocenti della strage.

La mafia aveva colpito il simbolo più alto, e furono in molti quelli che pensarono che questa organizzazione malavitosa potesse vincere la sfida lanciata allo stato. Infatti, molti furono i delitti e gli attentati commessi nei confronti di simboli e uomini delle istituzioni, tra cui quello di via D’Amelio, dove perse la vita il giudice Paolo Borsellino e tutta la sua scorta.

Ma grazie alla strada tracciata da Falcone e Borsellino lo Stato seppe reagire e negli anni che seguirono furono catturati tutti i capi di “cosa nostra”, tra cui Totò Riina e Giovanni Brusca colui che azionò il telecomando che provocò l’esplosione a Capaci.

Oggi, giovedì 23 maggio alle ore 10 una delegazione dell’associazione Eredi della Storia e dell’A.N.M.I.G presenzierà alla commemorazione promossa dall’amministrazione comunale, in cui verrà ricordato l’immane sacrificio di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, di Antonio Montinaro, di Vito Schifani, di Rocco Di Cillo, barbaramente uccisi da parte di mafiosi assassini.

Quella strage, quel tragico episodio segnò il punto di svolta e di percezione da parte dell’opinione pubblica italiana e delle istituzioni, che portò allo smembramento e all’arresto di tutti i capi di “cosa nostra”.

L’associazione Eredi della Storia e l’ANMIG, come avviene da molti anni, desiderano tenere alto il ricordo di quanto avvenne quel 23 maggio del 92, onorando e tenendo alto il valore di chi non ha avuto timore di schierarsi dalla parte giusta della Storia, quella della Giustizia e della Legalità.

Sarà effettuato un minuto di raccoglimento e le bandiere ed i vessilli istituzionali sventoleranno alti nel cielo azzurro. La manifestazione si svolgerà ai piedi della targa dedicata sita tra via Falcone e via Terlizzi. Onore ai Caduti. La cittadinanza è invitata»

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