OMICIDIO SARACINO, GLI INQUIRENTI STRINGONO IL CERCHIO SUI SOSPETTATI: ANCORA OSCURO IL MOVENTE

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Molfetta. Nessuno sconosciuto né un familiare: le indagini sull'omicidio di Vincenza Saracino si restringono sui clienti del sexy shop gestito dalla donna
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Le indagini sulla morte di Vincenza Saracino stanno prendendo forma, con gli investigatori che iniziano a delineare ipotesi più concrete sull’omicidio avvenuto il 2 luglio a Preganziol. Vincenza, 50 anni, è stata trovata morta in un casolare con profonde coltellate al collo e alla mandibola, segni di un attacco brutale e mirato.

Secondo gli inquirenti l’efferato omicidio non sarebbe stato compiuto né da uno sconosciuto né da un familiare. Ma bensì, come suggeriscono le prove raccolte finora, da qualcuno che la donna conosceva, molto probabilmente un membro della sua clientela abituale. Questo è ciò che ipotizzano gli investigatori che sperano di fare significativi progressi in questa settimana.

Infatti, nonostante il fascicolo per omicidio volontario aperto di recente non contenga ancora nomi di sospetti ufficiali, la situazione potrebbe cambiare rapidamente. Le autorità hanno escluso il coinvolgimento del marito, Fabio Stefanato, e di altri parenti, così come la possibilità di un’aggressione a scopo di rapina. Il delitto è stato classificato come “femminicidio“, suggerendo che il movente potrebbe essere legato a dinamiche personali e sentimentali.

Uno degli elementi centrali dell’indagine è lo smartphone di Vincenza, trovato abbandonato sulla scena del crimine dal killer. Lo smartphone sta fornendo informazioni cruciali agli investigatori, rafforzando la teoria di un movente passionale. Anche le analisi delle telecamere di sorveglianza pubbliche e private stanno cominciando a dare risposte utili.

La cerchia dei sospettati è ristretta ai conoscenti della coppia e ai clienti del sexy shop di proprietà del marito di Vincenza, dove lei lavorava. Tra questi la persona che aveva un appuntamento con Vincenza il 2 luglio in via Maleviste, una zona appartata non lontana dalla sua abitazione dove la donna viveva con suo marito e sua figlia.

È plausibile che l’incontro fosse stato organizzato per discutere o chiarire qualcosa, ma che si sia poi trasformato in un litigio culminato nell’omicidio, forse premeditato. Tantissime ancora le domande aperte a cui gli inquirenti sperano di dare risposte nei prossimi giorni, mentre continuano a esaminare le prove e a seguire tutte le piste disponibili.

 

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